L'estate di Ada/«Che se il sindaco viene gli aggiusto pure a lui un panino con i peperoni»

L'estate di Ada/«Che se il sindaco viene gli aggiusto pure a lui un panino con i peperoni»
di Simona TOMA
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Domenica 16 Luglio 2017, 19:16 - Ultimo aggiornamento: 20:52


           Simona Toma

Buongiorno a tutti, sono Ada, la casalinga leccese, mi dovete scusare se vi disturbo di nuovo ma proprio non ce la facevo a starmi buona e calma.
Come prima cosa, vi devo ricordare che mi chiamano Ada ma, la verità vera, all’anagrafe mi hanno segnato Addolorata.
E vi ho detto tutto.
È arrivata l’estate ma, le cose giuste, a me l’estate un poco mi noia.
Di questo periodo io proprio non mi sopporto, che voglio dire, d’inverno mi copro un poco di più e freddo ne sento di meno ma l’estate?
La pelle di dosso mi strappo? Che devo fare?
Che poi me lo hanno pure detto quelle che il mondo lo hanno visto che il caldo di qua è diverso, è più caldo.
Qua il caldo tiene proprio un nome diverso: faugno si chiama.
Che poi, come dice il telegiornale, devo pure stare attenta alla mamma mia e alla zia Marietta, a non farle uscire, a farle bere, a fargli mangiare la frutta.
La zia Marietta mi manda sempre a quel paese: “Ada che io sono vecchia, non rincoglionita e mo, non ti dispiacere, fammi andare a provare l’abito da sposa”.
Sono due anni che si sta organizzando il matrimonio con il maestro Nino, quello che aggiustava le scarpe dietro Piazza Sant’Oronzo, e io: “Zia, manco i reali del Belgio ci mettono così tanto a sistemarsi il matrimonio” e lei: “Ada, fatti i fatti tuoi che è la prima volta che mi sposo e devo fare tutte le cose giuste”.
L’altro giorno, l’ho sentita che parlava al telefono con la Vituccia, l’amica sua che fa la focaccia di patate saporita: “Mo sto vedendo un po’ ché forse mi voglio comprare una casa insieme a Nino mio ché, diciamocela sana, i maschi li incastri meglio con un mutuo che con un anello al dito!”.
A 85 anni…
Intanto, la mamma mia sta seduta sul divano e sorride alla statuina della Madonna che schiaccia il serpente con il piede che, con rispetto parlando, è vero che è l’unica cosa che la tiene tranquilla però è una cosa in più che tengo da spolverare.
Comunque, quando arriva questa stagione, mi piace farmi un poco di villeggiatura ché tanto la Signora dove lavoro se ne va alla casa a Castro a bersi il prosecco con le amiche sue pure a mezzogiorno.
Poca villeggiatura, la verità vera, ma almeno mi allontano un poco da tutti i bisogni che tiene la famiglia mia.
Gino mio grida un poco, poi, va al bar e si dimentica di me.
“E non fare che stai fuori tutto il giorno!” ma le parole sue mi scivolano dietro le scapole e io mi sento più leggera anche se mi si è ingrossato il culo, con rispetto parlando, ché a Pasqua mi sono finita due colombe ché sennò andavano buttate e casa mia il cibo non si butta ché è peccato a Gesù.
Il nonno della mamma mia, il bisnonno mio, buonanima, diceva sempre: “Le femmine la carne la devono tenere ché io non le voglio toccare le ossa!”.
Ah, Gino mio... E chi me lo doveva dire a me che poi faceva questa riuscita?
E vabbe’, ormai ce l’ho e me lo tengo ché almeno a me le mani non me le ha mai alzate al contrario del marito della Nunziatina che si sgombrava le damigiane di vino e poi si sfogava tutti i fallimenti suoi, quel disgraziato, sulla faccia della moglie.
Una maschera di Carnevale mi pareva tanto le botte la cambiavano.
Ma, mo, andiamo al mare, non ci pensiamo ai guai.
Ai saldi, mi sono pure comprata il costume nuovo, tutto nero e tutto intero, ché sul ventre tengo le firme dei figli miei, la Veronica, quella grande, quella laureata ed Emanuele che, mo, mi fa un nipote con la fidanzata sua, la Vanessa, altra testa gloriosa.
Mi viene a prendere la Rosaria, l’amica mia, ché tiene la Twingo rossa di seconda mano e mi porta alle spiagge lontane: Torre Chianca.
Io ho aggiustato due panini con i peperoni fritti e i pomodori e ho portato l’acqua a temperatura ambiente casomai, se è troppo fredda, ci viene una cosa.
Io a Torre Chianca ci sono proprio affezionata: lì, Gino mio mi ha fatto diventare grande con le mani sue sopra tutta la pelle mia: non si stava fermo un attimo!
Facciamo la strada delle pale giganti che sembrano fiori fatti con il filo di ferro e, quando arriviamo, la verità vera, un poco ci scurisce il cuore per come l’hanno crepata i cristiani: le case rotte e chiuse, le spazzature da tutte le parti.
Che io dico, no? Ma quando state a casa vostra, così fate? Tutto a terra buttate? Che a me, che tengo proprio la vocazione per le pulizie, mi viene d’istinto da pulire tutto il porcile che lasciate ma, poi, penso che sarebbe troppo pure per una professionista dello schifo come me!
Ma questa spiaggia rimane bella nonostante le cattive maniere dei cristiani solo che le dobbiamo volere più bene che mica esiste solo San Cataldo, con rispetto parlando e la verità vera!
Mo, speriamo che il nuovo sindaco, quello con la faccia di bravo giovane, si ricorda di Torre Chianca che, se vuole, veniamo anche a fare il bagno insieme e gli aggiusto un panino con i peperoni pure a lui.
Io e la Rosaria ci mettiamo sempre al pezzo di spiaggia libera che sta vicino al Bacino, il lago di acqua ghiacciata che poi si mischia con il mare, e ci facciamo le camminate dentro l’acqua ché ci fa bene alle vene varicose.
Quelle si passano di madre in figlia: come le tengo io, le tiene pure mia madre e pure mia nonna, buonanima, le teneva.
Guardo un poco a sinistra, verso Brindisi, vedo Cerano e penso a questa povera terra nostra, stretta tra mostri di bruttezza e morte che, con la scusa di levarci le pezze dal culo, ci hanno ucciso piano piano e noi poveri siamo rimasti lo stesso ma i figli nostri muoiono giovani che neanche in cambio di tutta la ricchezza del mondo, la volevamo una cosa così.
Un tempo, al mare nostro arrivavano gli eroi dalla Grecia, dopo che gli dei gli avevano scassato l’anima, mo arrivano i tubi del gas che l’anima ce la scassano a noi.
Ci mettiamo stese a prenderci un poco di sole e passa un ragazzo che vende le collanine, tutto carico va, che sembra la Madonna che festeggiano a Surbo, tutta ricoperta di ori.
Vucumprà li chiamano come, chessò, se a me mi chiamavano vupulì perché di mestiere faccio le pulizie, ma dico vi pare modo?
Quando si fermano questi ragazzi io glielo chiedo sempre il nome e gli do un bicchiere d’acqua che altro non tengo da dare.
Mi viene una commozione perché li penso sempre figli nelle pance delle mamme loro e poi fuori da quelle pance a farsi discacciare come i cani da quelli che manco rispondono al saluto.
Ma dico io, che vi costa dire almeno buongiorno? Tenete paura che le pezze al culo, con rispetto parlando, sono contagiose?
None, quelle non si attaccano, non vi preoccupate, siete nati dalla parte giusta del mare.
Meh, Rosaria, mettimi la crema casomai mi devo bruciare e poi chi lo sente a Gino mio che gli dà fastidio che mi giro tutta la notte nel letto.
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