Affitto a 4.000 euro al mese e insulti ai turisti: «Lei è un morto di fame»: è fuga dal mare di Puglia

Affitto a 4.000 euro al mese e insulti ai turisti: «Lei è un morto di fame»: è fuga dal mare di Puglia
di Paola ANCORA
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Mercoledì 5 Giugno 2019, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 12:18
«Guardi che lo scorso anno abbiamo affittato la stessa abitazione a una coppia di Milano per 15mila euro». E, ancora, «Lei è un morto di fame, la sua foto farà il giro di tutta Gallipoli in pochi minuti». Con queste parole un operatore turistico salentino si è rivolto a un turista a caccia di una sistemazione per la prossima estate. Una casa vicino al mare, per sé e la sua famiglia, per trascorrere in pace il mese di luglio. Alle prime critiche per i prezzi proposti dall'operatore, però, il turista - che ha scritto a Nuovo Quotidiano di Puglia - si è sentito ricoprire di insulti. «Lei è un ignorante, non ha capito cosa le è stato offerto. Lei è un morto di fame».

L'imprenditore specifica che l'alloggio offerto è una «residenza di lusso e la cifra era stata offerta per due famiglie, non per una, e con un notevole sconto: cioè a 3.000 euro. Non siamo truffatori, ma persone perbene, che mettono impegno nel loro lavoro».

Inizia così l'estate, già in ritardo, del Salento turistico che, insieme alle altre mete di Puglia, conoscerà quest'anno l'agguerrita e vincente concorrenza di Egitto, Turchia, Grecia e Spagna. Le famiglie italiane stringono la cinghia, le tasse aumentano e l'offerta di mare dei dirimpettai greci e albanesi è allettante: molti più servizi - in tanti lidi, per esempio, le bibite vengono servite sotto l'ombrellone, che costa appena 5 euro -, un'accoglienza affinata nel tempo e un mare da favola, manco a dirlo uguale al nostro. 

Perché, dunque, un turista dovrebbe scegliere il Salento? Arduo trovare risposte. Di certo, quest'anno - da quanto rileva il Sole24Ore - la durata media della vacanza balneare scenderà sotto i 10 giorni e il 67,8% degli italiani è disposto a cambiare destinazione all'ultimo minuto, se l'offerta è di quelle alle quali non si può dire di no. Anche perché per più del 38% delle famiglie sarà il budget, quest'anno, a indirizzare la bussola della vacanza. 

Sull'altro fronte, quattro operatori su dieci hanno aumentato i prezzi e diminuito gli investimenti: lo evidenzia l'indagine di settore, pubblicata sempre dal quotidiano di Confindustria ed effettuata da Jfc su un campione di 7.000 imprese. Gli alberghi del Sud hanno rincarato i prezzi del +4,1%; le strutture plein air (villaggi turistici, campeggi ed aree di sosta) delle località balneari hanno aumentato i prezzi del +4,3%; le altre strutture ricettive extra-alberghiere (RTA, B&B, agriturismi, case e appartamenti per vacanze, ostelli per la gioventù) hanno apportato un aumento dei prezzi pari al +5,5%. I servizi sul litorale - quando ci sono - subiranno un aumento complessivo che si attesta al +2,1%, per non parlare della ristorazione. Mitologiche, ormai, le frise a 7 euro l'una. 

Ma Jfc avvisa: aumentare i prezzi non servirà a recuperare i mancati incassi per la clientela perduta. La sfida del turismo, insomma, si vince sulla qualità e sui servizi. Come nel Salento si va dicendo da anni, senza però una netta inversione di rotta e investimenti adeguati a dare risposta ai turisti balneari e nonostante Gallipoli e Porto Cesareo, in particolare, siano considerate dai turisti le località più giovanili e divertenti d'Italia. Che sia ormai troppo tardi?
 
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