I pazienti in reparto chiedono ancora dell'assassino di Eleonora e Daniele: «Dove sta Antonio?»

I pazienti in reparto chiedono ancora dell'assassino di Eleonora e Daniele: «Dove sta Antonio?»
di Maddalena MONGIò
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Sabato 3 Ottobre 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 15:16

«I pazienti chiedono ancora di Antonio». È questo Antonio De Marco, lo studente della Scuola infermieri di Lecce reo confesso del duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, per Stella (nome di fantasia utilizzato su sua richiesta perché in questo momento non vuole avere i riflettori su di sé), 29enne infermiera del Vito Fazzi di Lecce che è stata la sua tutor da luglio e sino a metà settembre per 200 ore di tirocinio. Per Stella, Antonio è il ragazzo dal volto pulito, preciso, studioso, attento ai bisogni dei pazienti. Un profilo che non riesce ad associare all'immagine dell'assassino brutale. Da qui uno stato d'animo che per Stella non si può riassumere semplicemente come sconcerto perché il rapporto tra tutor e studente presuppone vicinanza e condivisione che cementano un legame forte di solidarietà e mutuo soccorso. E questo vale doppio per Stella che ha scelto di fare l'infermiera spinta dalla generosa propensione ad occuparsi del benessere altrui. E ora, dopo la confessione scioccante, dopo i resoconti resi noti dai media, rimane lo sconforto, il vuoto di una presenza, ma anche la paura sua e della sua famiglia di un pericolo che l'ha sfiorata. Stella è una giovane donna originaria del brindisino, laureata in Scienze infermieristiche alla Sapienza di Roma che a luglio è stata assunta a tempo indeterminato dalla Asl di Lecce dopo quattro anni di esercizio della professione , in pratica tutoraggio di De Marco e posto fisso hanno inizio nello stesso periodo.

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«L'arresto di Antonio l'ho vissuto perché avevamo smontato tutti e due dal pomeriggio. Siamo scesi e lo hanno arrestato. Pensavamo che fosse stato arrestato per sbaglio, non immaginavamo che fosse sospettato di una cosa grave. Abbiamo anche cercato di metterci in contatto con la famiglia per avvisarli di quello che era accaduto». Poi racconta quello che ha provato quando ha appreso il motivo dell'arresto: «Stupore, tristezza. Innanzitutto stupore perché non era un ragazzo che ti potevi aspettare facesse una cosa del genere. La Scuola infermieri è un ambiente dove ci si sente protetti, dove non può mai succedere una cosa del genere perché siamo persone abituate a stare con gente che soffre. A me piace aiutare la gente e per questo ho scelto questa professione: la molla è la generosità, altrimenti è un lavoro che non si può fare. Fare l'infermiere comporta sacrifici, anche per il percorso di studi che è giustamente severo, con il senno di poi i rimproveri, le regole da rispettare ti formano».

Nel dramma che ha colpito tutti, c'è la domanda continua del perché sia successo. «Me lo sono spiegato con la solitudine afferma Stella penso che da qui sia nata la rabbia incontenibile. Sono tornata in reparto con tanta forza di volontà, cerchiamo di non pensare all'accaduto. Quando sono tornata quella notte, dopo l'arresto di Antonio, abbiamo lavorato senza parlare di quello che era successo. Non è stato facile perché ricordi i vari momenti vissuti con quella persona, comunque come tutor ti leghi perché condividi la sofferenza e la gioia, condividi il disagio, condividi tutto. È normale che si crei un rapporto, in questo caso fraterno, e lui si era legato molto a me, ma non ha mai fatto capire niente di quello che aveva fatto.

Era tranquillo come sempre e ormai integrato nel gruppo. Avevo notato che era un solitario e per questo l'avevo aiutato a fare amicizia con gli altri. Era molto bravo sul lavoro, lo rimproveravo solo per il fatto che non sorrideva mai». E ora? Stella deve farsi forza per scacciare la paura che accompagna anche i suoi genitori e ogni giorno si domanda se lui cercherà di contattarla, ma questo pensiero la spaventa.

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