Messuti: «Guai a chi oggi lancia il toto-nomi. Dobbiamo ricostruire dalle macerie»

Messuti: «Guai a chi oggi lancia il toto-nomi. Dobbiamo ricostruire dalle macerie»
di Paola ANCORA
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Sabato 21 Ottobre 2017, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:36
Consigliere Gaetano Messuti lei è stato presente alle commissioni fino a ieri, ha partecipato anche a quella sulla condotta Snam: non è poco coerente assentarsi in Consiglio e partecipare alle commissioni?
«No. Si tratta soltanto di una “assenza tecnica”, che abbiamo ritenuto necessaria visto che è in corso un procedimento giurisdizionale. Non siamo più noi a dire che la composizione dell’Aula è illegittima: lo hanno chiarito quattro magistrati del Tar. Abbiamo teso una mano all’amministrazione, chiedendo di soprassedere alla convocazione del Consiglio, ma non siamo stati ascoltati».
La Conferenza dei servizi sulla condotta Snam è fissata per lunedì.
«In Conferenza poteva andarci il dirigente, sulla scorta del deliberato della commissione. Si sarebbe potuto attendere il 10 novembre, cioè il pronunciamento del Consiglio di Stato, per ratificare l’operato dello stesso dirigente. Questa sarebbe stata la strada da seguire per pacificare la città».
A proposito di pacificazione: il sindaco Salvemini in Aula ha sottolineato che non siede al suo posto dopo un golpe. Lo hanno eletto i cittadini.
«Lui è stato certamente eletto, ma non può dire di avere una maggioranza in Aula».
Se il Consiglio di Stato confermasse il verdetto del Tar riconoscendovi 17 seggi in «Aspetteremmo la presentazione del programma del sindaco in Aula».
Non sareste pronti a dimettervi in blocco per far cadere l’amministrazione?
«Non abbiamo trovato una sintesi e un accordo pieno su questo. Personalmente ritengo che ascoltare il programma di Salvemini e individuare come e dove migliorarlo, possa essere la linea politica da seguire. Nessun inciucio, si badi: solo una buona pratica mutuata da esperienze come quella di Catania (il sindaco Enzo Bianco ha amministrato molti anni con l’“anatra zoppa”, ndr. Non siamo disfattisti: se il sindaco sarà capace di “parlare” alle forze presenti in Consiglio, non ci tireremmo indietro».
C’è chi ritiene che questa sia una strategia di comodo per il centrodestra: prendete tempo per ritrovare coesione e individuare il candidato migliore. È così?
«Probabilmente anche questa è una chiave di lettura».
 Riconducibile a chi, fra voi?«È un pensiero diffuso. Anche perché ricostruire il pensiero di centrodestra, offrendo alla città idee migliorative del programma che il sindaco vorrà presentare, significa agire nell’interesse dei cittadini».
Sulla scena politica da decenni, Gaetano Messuti vuole candidarsi sindaco?
«Su questo tema, ho dato abbastanza e non è all’ordine del giorno. Guai a chi, in questo momento, nuovamente accende la miccia del toto nomi perché oggi è essenziale ripartire dal programma, ricostruire un’idea che va rilanciata. Non solo per ritrovare coesione, ma anche per riabilitare l’esperienza di chi ha fatto la storia del centrodestra in questa città. E mi riferisco, fra gli altri, ad Adriana Poli Bortone e a Mario De Cristofaro».
Il suo manifesto, insomma, è una dichiarazione di guerra aperta a Paolo Perrone, che da queste colonne ha suggerito le primarie e che, tutti sanno, è avversario giurato di Poli Bortone. Ce l’ha con lui?
«Non soffro di una “mono mania” nei confronti di Perrone. Ritengo, però, che in questo momento di crisi ci vogliano saggezza, moderazione e capacità di ascolto: se indossa questi “abiti”, c’è bisogno anche di Perrone».
È contrario alle primarie?
«Ma di che stiamo parlando? Non è una priorità. Oggi nel centrodestra ci sono solo macerie e mentre in Italia ci si muove con il vento in poppa, a Lecce non si riesce ad agganciare il rilancio, siamo in controtendenza».
Questa mattina si terrà un vertice al Tiziano: resa dei conti o si guarderà al futuro?
«All’indomani del voto, l’onorevole Urso mi telefonò per chiedermi come mai non ci fossimo riuniti per interrogarci sul perché non avessimo vinto. Per questo ho aderito al gruppo misto: dopo il voto, non ci siamo più visti. Ora lo facciamo, in ritardo, ma almeno lo facciamo. Ripartiamo».
 
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