Inquinamento della falda, sì dei sindaci: analisi in 13mila pozzi

Inquinamento della falda, sì dei sindaci: analisi in 13mila pozzi
di Maddalena MONGIÒ
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Venerdì 3 Febbraio 2017, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 12:02

I sindaci danno l’ok alla Asl di Lecce per il monitoraggio della falda acquifera. Hanno firmato in 45, ieri mattina, dopo la presentazione del Progetto Minore (Monitoraggi Idrici Non Obbligatori a livello Regionale) messo a punto dal Dipartimento di Prevenzione della Asl. Un progetto da 420mila euro (300mila finanziati dalla Regione e 120mila dalla Asl), che chiama i tecnici a monitorare lo stato di salute della falda profonda.
I riflettori si accenderanno sugli oltre 13mila pozzi autorizzati (ma le stime della Asl parlano di un numero identico per i pozzi abusivi) che pescano dalla falda profonda. L’obiettivo? Classificare lo stato di salute delle acque sotterranee entro il 2018, come prevede la normativa. Un progetto in sei fasi, tante ne ha previste il Dipartimento di Prevenzione: ampliamento quali-quantitativo dei monitoraggi delle acque destinate al consumo umano; ampliamento delle analisi qualitative eseguite nell’ambito del Progetto Maggiore; monitoraggi in aree di cui è conosciuto uno stato di inquinamento dei suoli; valutazione del rischio sanitario; campagna di informazione dei cittadini sul corretto utilizzo dell’acqua e, dove sarà necessario, adozione di provvedimenti per stoppare eventuali circuiti a rischio.
Questo progetto si aggiunge alla rilevazione della presenza di radon nelle abitazioni di pazienti malati di tumore ai polmoni e allo studio Protos (gli esiti sono attesi per la fine dell’anno) che sta indagando sulle cause dell’insorgenza dei tumori al polmone. Una mattinata intensa, quella di ieri, nel Polo didattico di via Miglietta, con una platea – quella dei sindaci o assessori delegati a rappresentarli – che ha preso atto, una volta di più, delle criticità del territorio in tema di inquinamento ambientale e del numero di tumori al polmone e alla vescica non spiegabili in una terra, quella salentina, a basso tasso di industrializzazione.
Presenti, il direttore generale della Asl, Silvana Melli; il direttore sanitario, Antonio Sanguedolce; il direttore del Dipartimento di Prevenzione, Giovanni De Filippis. E poi il direttore del reparto di Oncologia del Fazzi, Giammarco Surico e il procuratore aggiunto e coordinatrice del pool reati ambientali Elsa Valeria Mignone. Il suo intervento è stato uno snodo centrale e fondamentale dell’incontro perché ha messo a nudo – in modo chiaro e netto – problemi e responsabilità. Ma anche l’Università del Salento ha fatto la sua parte con i professori Paolo Sansò e Antonella De Donno che hanno spiegato in che modo la mano dell’uomo altera l’ambiente. E poi i sindaci, autorità sanitaria dei loro comuni, chiamati al capezzale di un ambiente che ha subito molte aggressioni.
 
Si deve fare rete, questo il messaggio ribadito in primis dal direttore Melli: «La Asl non ha la pretesa di affrontare da sola tutte le problematiche legate all’ambiente, ma ritiene fondamentale mantenere il collegamento e la comunicazione con i sindaci a tutela della popolazione, evitando però di creare allarmismi. Studiare i dati serve per fare prevenzione e promozione della salute, ma in maniera collegiale, anche lavorando assieme alla Regione che si sta muovendo a tutti i livelli su questi temi delicati, a partire dalla decarbonizzazione di Ilva».

L’importanza del progetto Protos è stata sottolineata dal direttore sanitario, Antonio Sanguedolce: «Grazie a questo studio stiamo valutando i fattori di rischio per le neoplasie nel Salento, in particolare dei linfomi polmonari. Si tratta di uno dei più grandi studi caso-controllo a livello nazionale ed europeo: ad oggi sono sotto esame 343 casi e saranno 500 al termine della ricerca». Ottantasette i Comuni studiati, con un numero doppio di controlli su soggetti sani. Perché l’inquinamento provoca malattie che pesano poi sulla spesa farmaceutica e, ciliegina sulla torta, «così siamo anche penalizzati» ha chiuso Melli.

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