«Incompatibile con la tutela del luogo» E parte un'interrogazione al ministro

«Incompatibile con la tutela del luogo» E parte un'interrogazione al ministro
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Sabato 25 Luglio 2020, 09:32
Le polemiche per gli allestimenti di piazza Duomo non si placano, generando anche un'interrogazione parlamentare al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo a firma di diversi senatori del Movimento 5 Stelle (Corrado, Romano, Donno, Morra, Lannutti, Trentacoste, Ferrara, Angrisani, Granato, De Lucia).
Premesso infatti l'indubbio clamore che la sfilata ha provocato in tutto il mondo, diffuse sono state anche le polemiche, dicono i senatori: «La scelta del luogo per lo svolgimento dell'evento ha indotto molti a dubitare dell'opportunità di un simile prestito, non solo per l'uso profano di uno spazio connotato in senso eminentemente religioso e la deroga ai divieti vigenti nella zona a traffico limitato ma, soprattutto, per il fatto che ai celebri edifici della piazza sia stata anteposta, a partire dalla quota del piano di calpestio, una fitta ragnatela di luminarie analoghe a quelle messe in opera durante le feste patronali, e commissionate appositamente ai fratelli Parisi di Taurisano (Lecce), nascondendo così alla vista, invece di esaltarle, le splendide architetture barocche retrostanti (compreso il portale della Cattedrale).
E se l'ex sindaco Poli Bortone ha deplorato l'oscuramento delle bellezze artistiche di Piazza Duomo, «il sindaco in carica, Carlo Salvemini, ha accolto con entusiasmo l'iniziativa di Dior», «convinto che essa dia a Lecce un'inattesa opportunità di promozione internazionale a costo zero». All'uopo, e per tutte le polemiche scaturitene, i senatori M5 Stelle chiedono dunque al ministro di capire se sia a conoscenza di quanto esposto; se la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, intervenuta in altre circostanze per scongiurare lo svolgimento, davanti ai monumenti che è chiamata a tutelare, di attività incompatibili con la natura e il decoro di quelli, sia stata informata preventivamente di quanto organizzato dalla casa di moda Dior con l'avallo del Comune e, nel caso, se abbia espresso anch'essa un parere positivo al riguardo e con quali motivazioni, e se, facendo tesoro dell'esperienza discutibile di Lecce, non ritenga di attuare una moral suasion nei confronti dei vertici amministrativi del Dicastero, perché ammoniscano gli uffici territoriali a guardarsi dal cedere al fascino delle sirene televisive ogni volta che lo strumento della promozione, ancorché gratuita, leda il decoro del monumento interessato, agendo nel superiore interesse del valore prioritariamente educativo del patrimonio culturale per la comunità. La Soprintendenza, a dire il vero, non ha affatto gradito l'evento in piazza e lo avrebbe fatto presente anche a Palazzo Carafa.
Spaccata sul caso Dior anche Italia Nostra. Scende infatti in campo anche Mario Maestoso, presidente della sezione leccese del sodalizio che, nel ringraziare l'Arcivescovo Seccia per l'iniziativa sottolineando «il prestigio e l'enorme risonanza mediatica che la Maison francese ha portato nella città di Lecce, dopo aver realizzato manifestazioni simili a Parigi, New York e Dubai», si pone in contrasto con quanto affermato invece da Marcello Seclì, presidente Italia Nostra della Sezione Sud Salento: «Purtroppo, come spesso accade in concomitanza di eventi che possiamo certamente definire fuori dalla norma, se non eccezionali, per una realtà come la nostra, esiste sempre qualcuno che pensa erroneamente di sfruttare la cassa di risonanza mediatica per accaparrarsi un minimo di visibilità, adducendo motivazioni alquanto discutibili». Il riferimento è appunto a Seclì, che nei giorni scorsi ha voluto verificare se per l'allestimento di piazza Duomo fosse stata rilasciata regolare autorizzazione da parte della Soprintendenza, posto che la piazza e i monumenti che la riguardano sono sottoposti a tutela: cosa di cui Maestoso, che invita la sua stessa associazione a rispettare gli ambiti di competenza, si dice certo: «Per quanto sia scontato, risulta doveroso evidenziare che la Curia, l'Amministrazione, Dior e tutti i soggetti coinvolti si sono mossi all'interno di un contesto istituzionale, quindi omnicomprensivo delle autorizzazioni regolarmente concesse dalla Soprintendenza, la quale, inoltre, dimostra estrema attenzione e celerità verso le richieste di chiarimenti del cittadino professor Marcello Seclì». Ed è evidente, conclude Maestoso, «l'enorme impatto mediatico, turistico e culturale che la maison francese, con il fattivo supporto della Curia e delle istituzioni, ha portato nella città di Lecce in un periodo post Covid che certamente ha segnato e segnerà l'economia e i flussi turistici della nostra terra».
L.Ces.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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