Incidente ferroviario: 20 feriti, in quattro a giudizio

L'incidente
L'incidente
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Aprile 2019, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 09:33
Quattro imputati a giudizio per l'incidente ferroviario del 13 giugno di due anni fa a Galugnano in cui restarono feriti 20 passeggeri nello scontro con il treno spinto dalla pendenza e rimasto privo di un impianto freni funzionante. Nell'udienza preliminare di ieri davanti al giudice Michele Toriello hanno scelto di difendersi nel processo in aula il direttore delle ferrovie Sud Est, Luigi Albanese, 64 anni, originario di Lecce, con residenza a Triggiano (in provincia di Bari). E Luigi Curci, 56 anni, di Foggia, nel ruolo di Business Unit Trasporto delle Fse. Sono difesi dagli avvocati Michele Laforgia ed Andrea Comite.
Il macchinista Rosario Rosato, 60 anni, di Lizzanello, ha optato con il suo legale, l'avvocato Mario Rossi, per il patteggiamento. Anche alla luce degli esiti della consulenza tecnica svolta dall'ingegnere Antonio Vernaleone per conto della Procura, che gli addebita in parte la responsabilità dell'incidente: un anno e dieci mesi, la pena concordata dal difensore con ilpubblico ministro della Procura di Lecce, Maria Rosaria Micucci.
Infine affronterà il processo con il rito abbreviato il capotreno Massimo Quarta, 54 anni, di Monteroni, difeso dall'avvocato Maria Pia Scarciglia.
Appuntamento con il giudice Toriello al 16 luglio, per la decisione dei riti processuali. Rispondono tutti di disastro ferroviario colposo. I due dirigenti per non avere provveduto a formare il personale nelle manovre di sfrenatura del treno. Nella manovra che causò l'incidente verso le 17.15, con il convoglio proveniente da Lecce e diretto a Gallipoli.
Il macchinista Rosato risponde di non avere serrato il freno di stazionamento in modo opportuno, come anche di non essere rimasto a bordo del treno in attesa dell'arrivo da Lecce dell'altro convoglio, di avere reso inefficiente il sistema frenante pur se il treno si trovasse in pendenza e di avere omesso di effettuare le manovre di emergenza.
Il capotreno Quarta, invece, è imputato di avere anche lui contribuito con Rosato a disinnescare il sistema frenante, anche se il treno era in pendenza.
Fu un errore umano, ha stabilito l'inchiesta. Complessivamente, trasportava un'ottantina passeggeri tra turisti e pendolari, il convoglio proveniente da Lecce. Tra loro, anche una donna incinta e almeno un bimbo circa due anni. Una quindicina in tutto i feriti, cui dieci medicati sul posto per piccoli graffi e contusioni (tra loro anche il capotreno) e altri cinque trasportati all'ospedale Vito Fazzi Lecce per le cure: una donna vent'anni con un trauma cranico ed il marito che riportò un'abrasione a un occhio. Il loro figlio piccolo restò invece illeso. Feriti anche una donna 60 anni che riportò una contusione a un piede, un 74enne e una 40enne un trauma toracico e sospette contusioni costali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA