Sanità e favori, il sindaco Cariddi sospeso dalla Prefettura. Pendinelli resta al suo posto

A sinistra Pierpaolo Cariddi, a destra Mario Pendinelli
A sinistra Pierpaolo Cariddi, a destra Mario Pendinelli
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Venerdì 8 Luglio 2022, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:43

La Prefettura di Lecce ha notificato, questa mattina, al primo cittadino di Otranto Pierpaolo Cariddi il decreto di sospensione delle funzioni in osservanza alla cosiddetta Legge Severino. Un provvedimento che sarà impugnato, come già annunicato dagli avvocati difensori del sindaco, Gianluca D'Oria e Mauro Finocchito. Pierpaolo Cariddi sarà interrogato martedì dalla giudice per le indagini preliminari Simona Panzera. 

Per la stessa ragione sono stati sospesi dalla carica di consiglieri comunali anche Antonio Renna, 67 anni, consigliere ad Alliste (Lecce) e commissario straordinario dei Consorzi di Bonifica Ugento Li Foggi e Arneo; e Massimiliano Romano, 52 anni, consigliere comunale a Matino (Lecce).

Per il sindaco di Scorrano, Mario Pendinelli, anch'egli indagato, non è stato disposto alcun provvedimento perché la legge Severino non viene applicata in relazione alla misura dell'obbligo di dimora al quale Pendinelli è stato sottoposto.

L'indagine

Secondo le carte dell'inchiesta, anche Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto, sarebbe coinvolto nel polverone alzatosi sui favori e la corruzione in ambito sanitario a Lecce e provincia.

Il primo cittadino, dopo aver ricevuto un provvedimento di divieto di dimora nella sua città, un caso singolare, vista la difficoltà, così, ad amministrare la cosa pubblica. Lo stesso Cariddi, tramite gli organi ufficiali del Comune, ha inviato una nota.

La nota di Cariddi

«Com’è noto, avendone dato ampio risalto gli organi di stampa, la Procura della Repubblica di Lecce ha fatto eseguire una serie di provvedimenti di natura cautelare nei confronti di alcuni rappresentanti istituzionali e del mondo politico, nell’ambito di una inchiesta giudiziaria avente ad oggetto presunti illeciti prevalentemente connessi al settore della sanità regionale e locale. Tra le persone destinatarie di detti provvedimenti vi è anche l’ing. Pierpaolo Cariddi, attuale sindaco di Otranto, cui è stata applicata la misura del divieto di dimora nel proprio comune di residenza in relazione ad un unico episodio, risalente al maggio 2020, che la Procura ha ritenuto di contestare nell’ambito di detto filone giudiziario, ma che nulla ha a che vedere con quel presunto sistema di “favoritismi” collegato ad ipotesi corruttive, enfaticamente riportato dagli organi di stampa. Al sindaco Cariddi viene infatti contestata una ipotesi di falso ideologico in atto in relazione ad una nota, a firma dell’allora responsabile dell’ufficio demanio del Comune di Otranto, indirizzata alla Regione Puglia, con la quale è stato richiesto parere circa gli interventi di sistemazione dell’arenile da effettuarsi, in deroga al periodo ordinario previsto nelle linee guida regionali, nella zona a nord della baia cittadina, tra spiagge pubbliche libere e spiagge in concessione. Richiesta di parere che era stata suggerita dagli responsabili degli Enti (Demanio Regione Puglia e Capitaneria di Gallipoli) preposti al rilascio e al controllo delle autorizzazioni. Autorizzazioni all’esecuzione dei lavori che sono puntualmente pervenute dalla stessa Regione Puglia e dalla Provincia di Lecce. Lo slittamento dei termini richiesto regolarmente è stato necessario, nella stagione 2020, a causa del prolungato lockdown imposto dalla pandemia che non ha consentito di sistemare le spiagge se non a partire dalla ordinanza del Presidente Emiliano del 15 aprile 2020, per cui è stato impossibile rispettare il periodo 1 marzo-1 maggio. “Nel ribadire la oggettiva estraneità ai fatti illeciti presunti e contestati al nostro assistito – affermano i legali difensori Avv. Mauro Finocchito e Avv. Gianluca D’Oria - confidiamo che lo stesso potrà chiarire in tempi brevi la propria posizione e dimostrare l’infondatezza delle accuse che gli vengono mosse. Da una prima lettura degli atti di causa sembrerebbe, infatti, emergere con chiarezza che il coinvolgimento del  nostro assistito si fondi su un equivoco normativo che riteniamo potrà essere chiarito già dalla prima occasione utile».

 

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