Inchiesta Otranto, arresti e “Sistema Cariddi”: ecco come funzionava. «Se avessero scoperto le cose serie saremmo finiti in carcere»

Un'immagine di Otranto
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di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 12 Settembre 2022, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 00:06

Si parla di "sistema Cariddi" nell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, con i sostituti Roberta Licci e Giorgia Villa, che questa mattina ha visto il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, ed il fratello Luciano (sindaco fino al 2017) finire in carcere con l'ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, che contesta loro l'ipotesi di reato di associazione a delinquere. Finalizzata - secondo l'accusa  alla corruzione elettorale, alla corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falso ideologico, frode in processo penale e depistaggio, concussione, turbativa d'asta, rivelazione del segreto di ufficio, nonché truffa ai danni dello Stato e della Comunità europea.

L'intercettazione 

«Quante ce ne siamo scampate...e qua hanno tentato di denunciarci per le "c...te", invece no?...se erano andati a trovare veramente le cose giuste vedi che saremo già finiti in gattabuia", un passaggio dell'intercettazione  nella parte dell'ordinanza di custodia cautelare che indica Luciano Cariddi capo, promotore ed organizzatore dell'associazione a delinquere. Tanto perché le indagini sostengono che abbia dato direttive sia al fratello Pierpaolo che ai funzionari del Comune riguardo autorizzazioni e affidamento di lavori, intervenendo di persona per favorire quegli imprenditori con cui avrebbe creato rapporti privilegiati.

Quegli imprenditori che avrebbero poi costituito il bacino elettorale dei Cariddi ....«e strumento indispensabile in termini di incremento, consolidamento e continuità del potere e della capacità di controllo esercitata da oltre un decennio, esercitando costanti pressioni e persino implicite minacce nei confronti dei pubblici ufficiali che rifiutavano di sottostare ai loro ordini, chiarendo anche in presenza degli imprenditori amici quale fosse la linea di condotta del "sistema Cariddi".

L'associazione a delinquere

Questa ricostruzione della gestione dell'apparato comunale idruntino vede rispondere dell'ipotesi di reato di associazione a delinquere componenti ed ex componenti dell'Ufficio Tecnico quali il geometra Giuseppe Tondo, Roberto Aloisi ed Emanuele Maggiulli; l'ingegnere Marco Maggio, dello studio professionale Cariddi; gli imprenditori Salvatore Giannetta, Raffaele De Santis e Luigi Bleve; ed il comandante della Polizia municipale Vito Spedicato. 

«La talpa»

A Spedicato viene contestato di essersi messo  disposizione dei Cariddi per preavvisare i titolari degli stabilimenti balneari e delle strutture turistiche dei controlli da lì a venire ed anche di avere attestato il falso in merito alle opere abusive rilevate

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