Il padre la costringe all'incesto, la matrigna filma tutto e manda il video al fidanzato

Il padre la costringe all'incesto, la matrigna filma tutto e manda il video al fidanzato
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 29 Marzo 2021, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 07:45

Infine vittima di revenge porn dopo essere stata costretta per cinque anni e mezzo a soddisfare gli istinti perversi e incestuosi del padre. Anche per placare gli scatti di ira che avrebbero potuto mettere in pericolo i fratelli. È un’inchiesta giudiziaria a raccontare una storia di degrado umano, di travisamento del rapporto d’amore fra un padre ed una figlia e anche del coinvolgimento della matrigna nel tentativo di impedire a questa ragazza di costruirsi una relazione al di fuori del circuito perverso innescatosi nella famiglia di un comune del Basso Salento dove andò a vivere a cominciare dal 2015. Per farla restare la schiava delle pretese sessuali del padre. Per non privarla di una esperienza diversa del rapporto fra uomo e donna.

L'INCHIESTA


È l’inchiesta chiusa dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani (del pool fasce deboli), e condotta con i poliziotti del Commissariato di Gallipoli che vede indagati padre e matrigna di questa ragazza che oggi ha 21 anni e che intanto è andata a costruirsi un futuro lontano da quel contesto di abusi ed orrori ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. Il padre risponde di maltrattamenti in famiglia ed anche di violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima fosse la figlia, che fosse una minore e perché le violenze sarebbero state consumate nella casa in cui convivevano. Al padre, ed alla matrigna, viene inoltre contestata anche l’ipotesi di diffusione di riprese audio o video allo scopo di danneggiare la ragazza. Ipotesi più comunemente nota come revenge porn: le conclusioni dell’accusa dicono che la matrigna si sarebbe introdotta nella stanza dove il compagno stava consumando un atto sessuale con la figlia. Quella stanza ricavata in un seminterrato per consumare l’incesto.

LE RIPRESE VIDEO E IL RICATTO

La porta non era chiusa a chiave perché ci sarebbe stato un accordo fra l’uomo e la donna per girare quel video con la telecamera dello smartphone per poi diffonderlo. Il filmato fu poi inviato al fidanzato della ragazza, alla madre dello stesso, alla figliastra ed al compagno allo scopo - sostiene proprio questo l’accusa - di mettere il fidanzato in una situazione talmente di imbarazzo da fargli prendere la decisione di interrompere la relazione. Lo scopo sarebbe stato quello di vincolare la ragazza alle volontà del padre.
Tutto questo in tempi recenti. Ed è stato l’episodio che ha fatto saltare via l’omertà costruita in tanti alimentando la connivenza con la matrigna e la paura nella vittima: la ragazza ed il fidanzato si presentarono nel commissariato di Gallipoli per sporgere denuncia.

Nel giro di poche i poliziotti diretti dal vice questore Monica Sammati si presentarono nella casa con un decreto di perquisizione ed accompagnati dal consulente informatico Silverio Greco: sequestrarono i telefoni cellulari con il video del revenge porn. 

LA RAGAZZINA AVEVA 16 ANNI


Le altre accuse sono il frutto dello sviluppo delle indagini. Quelle violenze che l’inchiesta colloca a cominciare dal 2015 quando la ragazza andò a vivere con il padre e con la nuova compagna. Allora aveva 16 anni, la ragazza, e si ritrovò in un clima in cui le aggressioni fisiche, gli abusi di autorità e le vessazioni sarebbero state all’ordine del giorno. Un clima di intimidazioni psicologiche che avrebbe fatto poi da terreno fertile perché accettasse di avere rapporti sessuali con il padre.
E non solo: sarebbe stata lei stessa a proporsi per calmarlo tutte quelle volte che gli eccessi di ira avrebbero messo in pericolo l’incolumità dei suoi fratellini. Succede anche questo. E non è un caso isolato.

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