Incendio nel deposito Monteco: tre camion e plastiche in fiamme

Incendio nel deposito Monteco: tre camion e plastiche in fiamme
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Domenica 15 Settembre 2019, 18:13 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 08:08

LECCE - Distrutti tre mezzi dell'azienda che a Lecce ed in altri 31 Comuni gestisce la raccolta dei rifiuti. Nel primo pomeriggio di ieri è scoppiato un incendio nella sede di via San Nicola della Monteco. E trattandosi di un settore delicato, quello della raccolta dei rifiuti, spesso al centro di tensioni sociali e con un giro di affari di svariati milioni di euro, con i vigili del fuoco e la protezione civile sono intervenute anche le forze dell'ordine. Ad affiancare gli specialisti dei roghi, i poliziotti delle Volanti.
Il timore di un attentato è stato comunque scongiurato dalla prima ricostruzione di cosa sarebbe accaduto intorno alle 14: le fiamme si sono propagate dal campo di sterpaglie a ridosso del muro di cinta, lato Tangenziale Est. Un terreno incolto che si estende per circa un ettaro, delimitato inoltre da vico Caduta del Muro di Berlino e la strada che conduce alla Tangenziale imboccandola dopo la rotonda.

Come se il fuoco sia stato alimentato e sospinto dal vento proveniente da Nord che ieri pomeriggio soffiava ancora impetuoso e giungeva dritto verso il muro di cinta dell'azienda. Un muro che raggiunge circa i cinque metri di altezza ai quali va aggiunto un altro metro di rete metallica. Il punto dove si sono concentrate le fiamme è evidente perché è rimasto completamente annerito e che tuttavia ha posto il problema di come il fuoco avesse potuto prendere talmente vigore e scatenare lingue talmente alte da arrivare nel piazzale della Monteco.

L'ipotesi al momento più accreditata è che il vento abbia fatto volatizzare i residui delle sterpaglie ancora incandescenti. Certo è che nel piazzale l'incendio è stato scatenato da alcuni contenitori di plastica - ed è questo il passaggio più rilevante, al momento, dell'inchiesta - investiti dalle ceneri delle sterpaglie.
Questa ricostruzione tecnica sarà approfondita anche analizzando le immagini dell'impianto di videosorveglianza in funzione all'interno del perimetro dell'azienda. Inoltre indicazioni potranno arrivare anche dal custode, ossia l'uomo che si è accorto dell'incendio e che ha dato l'allarme.
Dai contenitori di plastica le fiamme si sono propagate ai tre mezzi parcheggiati l'uno accanto all'altro. Tre compattatori usati a Lecce.
 


Insomma, le prime conclusioni parlano sì di incendio appiccato dalla mano dell'uomo. Ma non è stato trovato alcun indizio per ipotizzare che l'intenzione fosse quella di danneggiare la Monteco. Le indagini stanno valutando due piste: la conseguenza della superficialità del solito passante che getta il mozzicone di sigaretta dalla macchina, senza curarsi perlomeno di spegnerlo e senza badare se vada a finire per strada. Oppure se intorno ci sono sterpaglie e se la giornata sia ventosa. Che è poi la causa di gran parte degli incendi che scoppiano d'estate nel Salento.

La seconda ipotesi sta accertando se sia possibile individuare il punto dove le sterpaglie hanno preso fuoco. Un passaggio necessario per capire se si tratti di uno o più punti. Per capire, dunque, se sia stata o meno l'intenzione di mettere fuoco a quel campo di sterpaglie a ridosso della sede della Monteco. Una verifica necessaria per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio sulla natura dell'incendio e sull'eventuale movente.
Fino a quando non saranno chiarite queste circostanze non si potrà considerare la pista del dolo. Ed anche valutare se l'obiettivo fosse l'azienda e se debbano essere prese in considerazione le tensioni sociali scatenate dalle ultime interdittive antimafia applicate alle aziende che lavorano per le amministrazioni pubbliche, per pericolo di infiltrazioni mafiosi. Pericolo che sarebbe costituito dalla presenza fra i dipendenti di esponenti della criminalità. Alcune azienda, e fra queste la Monteco, hanno licenziato. Mettendo in moto i ricorsi al giudice del Lavoro.
 


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