Bunga bunga, imputato in aula sotto falso nome: «Cerca di condizionare il testimone»

Il tribunale di Lecce
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Venerdì 19 Aprile 2019, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 09:29

Testimoni reticenti. Ed uno degli imputati ha dichiarato generalità false, quando è stato individuato in aula a seguire l'esame di un testimone. Uno dei principali testimoni. Probabilmente per condizionarlo. Raccontano questo e tanto altro le motivazioni della sentenza depositate dal giudice Annalisa de Benedictis contestualmente con il dispositivo che ha condannato a tre anni e mezzo di reclusione, ed all'interdizione per cinque anni dagli uffici pubblici, l'ex vicesindaco di Porto Cesareo, Antonio Greco, 56 anni; e l'ex assessore Cosimo Presicce, 55 anni. Voto di scambio e favoreggiamento della prostituzione. Il Bunga Bunga in salsa cesarina, per quella casa a 700 metri dal centro abitato dove due ragazze rumene di 20-25 anni si sarebbero concesse gratuitamente a chi poi si sarebbe ricordato di mettere una croce sul nome di Antonio Greco alle elezioni comunali del 15 maggio del 2011. Che fu poi eletto e diventò anche vicesindaco, Greco. Con Cosimo Presicce a fargli da promoter.
Cosimo Presicce. Alias Luigi Peluso: con questo nome si qualificò nell'udienza del 15 novembre del 2017, quando fu notato dal pubblico ministero Carmen Ruggiero mentre era in corso l'esame di uno dei due uomini passati per quella casa a luci rosse prima di partecipare al voto per indicare la futura amministrazione di Porto Cesareo: «La necessità di chiedere le generalità della persona presente in aula, da parte del tribunale, era sorta perché, avuto riguardo alla totale falsità della dichiarazione del teste..., era sorto il sospetto che questi potesse essere condizionato da elementi esterni», ha spiegato nelle motivazioni della sentenza il giudice de Benedictis. «Non si esclude, dunque, anche alla luce del comportamento tenuto dall'imputato che ha reso false generalità, evidentemente per passare inosservato, che il teste abbia tenuto la condotta reticente proprio perché condizionato dalla presenza dell'imputato in aula. Persona a lui ben nota, come riferito dallo stesso».
Un comportamento, quello di Presicce, che ha avuto anche conseguenze sulla quantificazione della pena: il giudice ha ritenuto di non dovergli applicare le attenuanti generiche in ragione dello «scorretto comportamento processuale». Attenuanti non concesse nemmeno a Greco, ma per altre ragioni: «Avuto riguardo alla presenza di precedenti penali».
Condizionati o meno, comunque reticenti i testimoni. Tanto che il giudice ha trasmesso gli atti del processo in Procura perché iscriva due di essi sul registro degli indagati per falsa testimonianza. Reticenti perché se nel corso delle indagini riferirono ai carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Campi Salentina che sì, era andati in quella casa i contrada Poggio dopo avere garantito il sostegno elettorale a Greco, in aula hanno cercato di cambiare versione: nessun accordo con Presicce, per votare Greco. Solo un'oretta di sesso con quelle ragazze. Senza secondi fini.
La prova si è comunque formata, ha stabilito il giudice. E a questa conclusione è arrivato anche il pubblico ministero Ruggiero chiedendo due anni di reclusione per Greco e due anni e mezzo per Presicce. L'assoluzione è stata chiesta invece dagli avvocati difensori Luigi Rella, Giuseppe Romano e Riccardo Giannuzzi.
Colpevoli perché, gli imputati? Pur tra le difficoltà a riferire la verità, anche le testimonianze hanno dimostrato il do ut des sesso-voto, dice la sentenza. Ossia le responsabilità di Greco.
Presicce: «Egli appare come colui che è addetto al reclutamento di giovani blanditi dalla possibilità di ottenere prestazioni sessuali gratuite da parte di prostitute, in cambio di appoggio elettorale».
E.M.
 

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