Immondizia in cartolina: Salento da vergogna

Una piazzola di sosta
Una piazzola di sosta
di Paola ANCORA
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Venerdì 19 Agosto 2016, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 18:13
Salento, sole, mare e vento. Salento d’amare, da bere, da consumare a forza di selfie e immagini da sogno. Salento indimenticabile palcoscenico di altrettanto indimenticabili vacanze per battaglioni di turisti ammirati. Perché accoglienti come noi, nessuno mai. Perché la cultura, la tradizione, la storia, l’arte non si trovano mica a ogni angolo di strada. L’intero pacchetto di frasi dette e ridette, di luoghi comuni e autocelebrazioni di uno spicchio di mondo, questo sì, meraviglioso, lo riponiamo per qualche minuto - giusto il tempo di lettura di questo breve reportage - nel cassetto delle eredità, delle realtà assodate, digerite, metabolizzate, già un po’ stantie. E apriamo una finestra sull’altro Salento, quello comodamente seduto sulle proprie contraddizioni e mancanze. Seduto sopra un trono di rifiuti.
Perché di rifiuti sono piene le piazzole di sosta delle strade statali e provinciali, le aiuole e il poco verde sopravvissuto agli incendi che stanno funestando anche questa stagione estiva. Immondizia di ogni genere e in quantità vergognose ammicca sudiciamente dalle complanari che costeggiano le direttrici per il mare, in direzione Leuca. E, come abbiamo denunciato già l’anno scorso in questo periodo, nessuno la raccoglie. Che non ci siano soldi a sufficienza perché le autorità preposte - Provincia, Comuni e Anas - se ne occupino è spiegazione ormai logora, non regge, non basta. Certo è che l’economia del turismo, in questa terra fra due mari, corre molto più veloce della comune, immatura coscienza civica, che dovrebbe indignarsi e sollecitare soluzioni efficaci a un problema che è di tutti, come di tutti sono le strade, le piazzole, le aiuole.
Il viaggio nell’altro Salento, che si lagna e non risolve, è lungo 194 chilometri. E comincia da Lecce, in questi giorni brulicante di turisti affamati di bellezza. Quelli che, fra loro, appena una manciata di giorni fa sono andati a Maglie per gustare le prelibatezze offerte al Mercatino del Gusto avranno avuto modo di ammirare, ben visibile dalla statale 16, la complanare che costeggia il quartiere Leuca: decine (decine!) di frigoriferi, televisioni, water. E poi materiale edile, sacchi dell’immondizia, materassi. Cumuli di rifiuti sui quali vigilano inutilmente gli occhi elettronici di due telecamere. E sui quali sono persino cresciuti i fiori, viola, bellissimi: è la natura che ribatte all’offesa con ironia.
L’asfalto si srotola fino a Maglie. E, da qui, imboccare la provinciale 361 per Gallipoli significa entrare in un altro girone infernale. Una dopo l’altra, le piazzole di sosta interamente coperte di rifiuti attraversano un territorio costretto ogni giorno a subire l’onta d’essere trattato come una pattumiera. E sacchetti, copertoni, plastica di ogni tipo, latte di olio esausto e di altre sostanze inquinanti e nocive sono state abbandonate anche ai piedi degli ulivi sofferenti, malati di Xylella, secchi. Collepasso, poi Parabita, fino ad Alezio: il panorama toglie il fiato, inumidisce gli occhi. Immondizia e ulivi secchi. La cartolina che nessuno vorrebbe vedere, buona per i convegni, per le campagne elettorali, per infuocate note stampa a perdere, per i quotidiani esercizi di lamentela dei più.
Fra gli ulivi e i centri abitati, capannoni abbandonati, cicatrice di uno sviluppo industriale abortito sul nascere. I rattoppi dell’asfalto movimentano il viaggio fino allo svincolo per Ugento e Leuca. Inizia da qui il percorso lungo la statale 101, dove è il fuoco ad aver lasciato segni indelebili. Bruciati gli alberi, le siepi, le sterpaglie. Bruciata anche la spazzatura accumulata nelle banchine: resta qualche sacchetto, probabilmente lanciato dai finestrini delle auto in corsa, come i mozziconi di sigaretta che hanno incendiato il verde. E lo scenario resta lo stesso quando la 101 cambia nome, per diventare statale 274 fino a Leuca. Canneti, distese di erbacce e rovi bassi a malapena nascondono la spazzatura, dietro i guard rail.
La pulizia e la cura dell’ambiente, insomma, non si può imporre per decreto. Come ha fatto a metà giugno il presidente della Regione Michele Emiliano disponendo, fino a settembre, il potenziamento del servizio di raccolta rifiuti nei Comuni con particolare vocazione turistica e là «dove vi siano aree interessate da manifestazioni ed eventi culturali e da elevata ricettività turistica» e ordinando «agli enti gestori o concessionari della gestione della rete stradale, come Anas, oltre ai Comuni e alle Province, di provvedere alla corretta gestione e pulizia delle strade e alla rimozione dei rifiuti abbandonati incontrollatamente, anche incrementando le funzioni di vigilanza del territorio». Un buco nell’acqua.
Altra zona, identico copione: provinciale 367, che collega la Grecìa salentina e la statale 16 alla statale 101 Lecce-Gallipoli. La scenografia rende inutile ogni aggettivo o commento: i pini, altissimi, ombreggiano la spazzatura. Un missile giocattolo, barattoli di cibo per cani, detersivi occupano tutto lo spazio disponibile per le auto che volessero sostarvi. Figurarsi un camper o una roulotte, come i tanti che si incrociano a Gallipoli, Otranto, Lecce, Ugento o Leuca. Non c’è posto, ahimè, cari turisti. Alla prossima.
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