Nardò, illuminazione cimiteriale a 13 euro... “per sempre”
Il manifesto del sindaco fa il giro della rete

Nardò, illuminazione cimiteriale a 13 euro... “per sempre” Il manifesto del sindaco fa il giro della rete
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Sabato 27 Aprile 2019, 14:12 - Ultimo aggiornamento: 14:18
NARDO' - Dopo la battaglia legale con la ditta che gestisce il servizio, il Comune di Nardò ha ottenuto che il canone resta ridotto da 24 a 13 euro. L'annuncio della vittoria è stato dato dal sindaco con appositi manifesti affissi in città in cui si sottolinea che l'illuminazione delle cappelle costerà 13 euro a l'anno "per sempre". Inevitabile l'ironia su quest'ultimo passaggio che in tema cimiteriale si presta benissimo a doppi sensi e battute sull'eternità. I manifesti hanno già fatto il giro del web.
 

La vicenda giudiziaria
Illuminazione votiva nel cimitero comunale: dopo la battaglia legale, torna la pace tra il Comune di Nardò e la ditta Borgia. 
L'impianto elettrico sarà adeguato dal Comune. A seguito della transazione avvenuta il 9 aprile scorso e sottoscritta dal sindaco Pippi Mellone, dal dirigente dell'Area Funzionale n. 1 Cosimo Pellegrino, dal titolare della ditta Giovanni Maria Borgia e dagli avvocati delle parti, Giovanni Pellegrino (per la ditta Borgia) e Paolo Gaballo (per il Comune di Nardò), e ratificata l'altro ieri sera dalla Giunta, si scrive la parola fine su una vicenda importante, che consente all'amministrazione comunale di mettere finalmente ordine sul fronte della illuminazione votiva del cimitero. La ditta Borgia tornerà ad occuparsi dei servizi elettrici all'interno del cimitero fino alla scadenza naturale della vecchia convenzione, fissata al 18 luglio 2021. Nel frattempo l'amministrazione comunale stilerà un bando di gara per l'individuazione di un nuovo gestore. L'accordo contiene numerosi vantaggi per l'ente e per i cittadini: il canone annuale rimarrà ancorato a 13 euro (e non più 24 come previsto in passato) per ogni lampada votiva; l'impianto verrà adeguato e reso conforme alle normative vigenti e il Comune gestirà direttamente gli introiti relativi alle circa 10mila utenze, puntando ad incassare almeno 130mila euro l'anno, 84mila dei quali verranno riversati alla ditta Borgia per i servizi concordati. Si risolve, così, anche il problema dell'inadeguatezza dell'impianto elettrico, che aveva costretto l'amministrazione comunale, a fronte delle carenze riscontrate, a risolvere il contratto con la ditta Borgia, al fine di garantire la sicurezza degli utenti. Oltre agli interventi già eseguiti dall'ente nel corso degli ultimi mesi, verranno effettuati ulteriori e importanti adeguamenti, per ben 90mila euro, secondo il progetto redatto dal professore Giuseppe Cafaro, docente di Sicurezza e Normativa nel settore elettrico presso il Politecnico di Bari. I lavori saranno a carico del Comune, mentre il progetto è stato pagato dalla stessa ditta Borgia. Tutti gli impianti rimarranno di esclusiva proprietà comunale. «Abbiamo dimostrato di non avere nessuna preclusione per la ditta Borgia - spiega il sindaco Pippi Mellone - mentre confermiamo quella che è la stella polare di questa amministrazione: lavorare nell'interesse dei cittadini. Abbiamo messo fine a un monopolio che durava da 70 anni, riconsegnando ai cittadini ciò che è loro di diritto. Ora in molti dovranno mettersi l'anima in pace: con me l'amministrazione comunale lavora nell'esclusivo interesse dei cittadini. Ridaremo ai neretini tutto ciò che la vecchia politica ha negato per anni». Dall'opposizione arrivano le parole polemiche di Lorenzo Siciliano (Pd): «Dopo fior di incarichi legali esterni costati decine di migliaia di euro - dice - dopo una battaglia giudiziaria con ben tre cause dinanzi ai giudici, dopo aver urlato nel corso di un comizio: Devi andare via!, al titolare della tanto odiata ditta Borgia, il sindaco Mellone, oggi, ribalta la sua posizione, come al solito e firma l'accordo per il ritorno in servizio della Borgia. Ancora una volta siamo di fronte ad uno sperpero di denaro pubblico che è figlio dei capricci e della schizofrenia politica del sindaco più chiacchierone che la città ricordi».
Giuseppe TARANTINO
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