Otranto, il tramonto del Twiga: in liquidazione la società. E De Santis torna libero

Otranto, il tramonto del Twiga: in liquidazione la società. E De Santis torna libero
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 21:20 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 10:54

La società Cerra, ossia quella interessata alla realizzazione del Twiga, ha formulato istanza di concordato preventivo. La scelta potrebbe quindi essere letta come un “addio” definitivo ad ogni investimento, anche a parere della procura di Lecce che, sulla base di questo presupposto, ha fornito parere favorevole all’attenuazione della misura cautelare per l’imprenditore Roberto De Santis per il quale il gip ha revocato gli arresti domiciliari, sostituendoli con il divieto di dimora a Otranto. De Santis, è difeso dall’avvocato Giuseppe Fornari, che aveva avanzato l’instanza il 10 ottobre scorso.

L'inchiesta e gli arresti


L’inchiesta in cui per De Santis, come per altre nove persone, era stata disposta una misura restrittiva, è quella che ha riguardato un presunto sistema di corruzione a Otranto, ruotato attorno alla figura dei due fratelli Luciano e Pierpaolo Cariddi, il primo ex sindaco il secondo sindaco dimissionario della cittadina. 
Un elemento nuovo da valutare, è riportato nel parere delle magistrate inquirenti, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e la pm Giorgia Villa, ai fini dell’attualità delle esigenze cautelari, è «la circostanza dell’avvenuto deposito presso il Tribunale civile di Lecce della domanda di concordato preventivo in bianco, prodromica a una domanda di concordato liquidatorio».


La Procura ritiene quindi che tale domanda, «rappresenta un elemento di novità rispetto alle valutazioni contenute nel parere contrario espresso su precedente analoga istanza di revoca o attenuazione della misura, che effettivamente potrebbe attestare una volontà di abbandono del progetto imprenditoriale Cerra».

In effetti per alcuni degli arrestati, il pericolo di reiterazione delle condotte, ossia il rischio che quanto contestato potesse ripetersi, era stato ravvisato proprio nella possibilità che in località Cerra, dalle parti dell’ormai ex Twiga, potessero sorgere nuovi insediamenti. Anzi, che lo stesso Twiga potesse risorgere anche dopo il processo e le condanne in primo grado (nell’altro filone).


«Tale circostanza - è quindi specificato - potrebbe essere valutata a favore dell’indagato, avuto riguardo alle provvisorie incolpazioni a lui ascritte, strettamente connesse alla vicenda Twiga e alla ferrea determinazione di mantenere sul territorio la struttura illecitamente realizzata e frutto della contestata corruzione, anche avvalendosi di intimidazioni nei confronti della comandante Manni». 
Il riferimento è alla comandante della Capitaneria di Porto, Elena Manni, che avrebbe subito minacce perché procedesse alla revoca del divieto di balneazione nell’area. Quindi: «La manifestata volontà di mettere in liquidazione la società Cerra costituisce una attenuazione delle esigenze cautelari, ma non certo un’insussistenza delle stesse». Da qui la scelta del gip, Cinzia Vergine, condividendo la posizione della procura, di disporre il divieto di dimora.


Sono invece ancora in carcere i due fratelli Cariddi, che attendono di essere ascoltati al fianco dei rispettivi avvocati, Gianluca D’Oria, Alessandro Dello Russo, Michele Laforgia e Viola Messa, nel corso dell’interrogatorio da loro richiesto e fissato per mercoledì prossimo, il 19 ottobre, a Borgo San Nicola. Ai domiciliari gli altri sette indagati: l’imprenditore Luigi Bleve, assistito da Roberto Rella; Roberto Aloisio, di Maglie, difeso dagli avvocati Carlo Viva e Francesco Romano; Emanuele Maggiulli (avvocati Luigi Covella e Antonio Quinto), Giuseppe Tondo, (avvocato Corrado Sammarruco). Raffaele De Santis, assistito dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto; Marco Maggio e Salvatore Giannetta, difesi da Luigi Corvaglia. 

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