Il summit (fallito) per la pace fra timori, minacce e armi «Sono miei diritti, li voglio»

di Valeria BLANCO
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Venerdì 23 Ottobre 2020, 12:25

La morte di Manuele Cesari apre un problema di successione, dato anche il ruolo di rilievo ricoperto dall'uomo nell'attività di spaccio e le mire egemoniche di vari personaggi interessati alla scalata. Piscopiello e Librando ne parlano già a soli due giorni dall'omicidio: «Ora tocca vedere pure chi è che prende il suo posto. Non è che facciamo che stia ferma così», dice Piscopiello intendendo l'attività di spaccio. Anzi, Piscopiello sottolinea come della successione si sia parlato il giorno stesso del funerale: «Qua si stavano picchiando pure il giorno del funerale... lo tenevano sulle spalle... la prendiamo di qua (la droga), la prendiamo di là... e il rispetto?
Fatto sta che a 15 giorni dall'omicidio, per risolvere il nodo della successione di Cesari e quindi del riassetto criminale del sodalizio, il clan organizza un summit per ricalibrare ruoli, territori di spaccio e ridefinizione della spartizione dei guadagni. È Gianni Vantaggiato a organizzarlo, chiedendo espressamente la presenza di Piscopiello. «Io sto andando a prendere il Bufalo (Pietro Bevilacqua) e Fernando (Librando) e me li porto con me».
Piscopiello non ha buone sensazioni rispetto a quest'incontro, e le confida all'amico Alessandro Caputo: «Non salire, devo andare a parti brutte. L'amico tuo mò penso che muore... mò vedi...», dice, riferendosi a se stesso e alla possibilità di essere ucciso. Su disposizione di Vantaggiato, Piscopiello prende con sé in auto Fernando Librando e si avvia verso il luogo dell'incontro, quando in un'altra auto, diretti verso lo stesso luogo, vede Biagio, Luciano Manni e il figlio Daniele. E si scatena il timore di finire vittime di un'imboscata, con il rammarico di non aver portato con sé un'arma. È Piscopiello a introdurre l'argomento: «Dietro abbiamo u Mà, u Barbetta e lu Biaginu. Nu è ca mo nne fannu, no, quasi quasi?», riferendosi alla possibilità di essere fatti fuori. «Non va bene che stiamo andando così, sai?», cioè non armati.
L'incontro si tiene a Racale e partecipano anche gli spacciatori che gestiscono la piazza di Taviano. Dalle intercettazioni si capisce che si parla dell'equa ripartizione delle aree per esercitare l'egemonia del traffico di stupefacenti. Luciano Manni pretende l'esclusiva su una parte del territorio: «Oiu cu faticu... Oiu i diritti mei (voglio lavorare, voglio i miei diritti». Gianni Vantaggiato prende l'esclusiva sul territorio di Melissano con il placet di Librando, mentre il ruolo di Cesari viene affidato a Maicol Andrea Manni, nonostante si fosse candidato anche Biagio Manni. Alla fine la decisione viene presa in considerazione del ruolo superiore del padre di Maicol, Luciano, e la riunione si scioglie.
Nel commentare l'incontro, però, Piscopiello giudica piuttosto labili gli accordi presi e paventa l'ipotesi di un altro omicidio di lì a poso. Non solo, evidenza la bramosia di ciascuno di ottenere ruoli più importanti e la sua delusione perché solo a Maicol Manni era stato dato il permesso di trattare gli stupefacenti direttamente: «Il posto ora lui lo vuole prendere, lui vuole gestire... solo che c'è il punto mio qua».
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