Il sindaco Perrone conferma: "Risarcimento dai giornali"

Il sindaco Perrone conferma: "Risarcimento dai giornali"
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Sabato 21 Novembre 2015, 00:56 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 16:10
Il caso della delibera sui danni approda in Consiglio comunale e il sindaco Paolo Perrone cambia ancora rotta. ”Vado avanti con la richiesta di risarcimento a giornali e tv dopo i fatti dell’operazione Augusta del 2011”: è questo il messaggio firmato dal sindaco questa mattina in aula rispondendo ad un question time del capogruppo Pd, Paolo Foresio. Parole che contraddicono quanto da lui stesso dichiarato in un’intervista al ”fattoquotidiano.it” in cui aveva, invece, detto di non voler intimorire gli organi di informazione e aveva dichiarato che furono "i nemici della Giunta" a parlare per primi di intercettazioni dei politici.



Il riferimento è all’inchiesta di quattro anni fa su droga e Scu in cui si erano diffuse voci e sospetti su intercettazioni riguardanti anche politici: un’ipotesi poi smentita dalla Procura di Lecce. Da qui l’affidamento, formalizzato una settimana fa dalla Giunta, di un incarico ad un legale esterno per la valutazione di un risarcimento a favore dal Comune. Foresio, in Consiglio, ha chiesto di sapere «perché proprio ora sono state impegnate risorse pubbliche per intervenire e rivangare fatti fuori tempo e anche alla luce del fatto che nessun danno di immagine è venuto all'ente» e ha concluso il suo intervento chiedendo «se non sia il caso di ritirare la delibera».



Perrone ha risposto partendo dalla ricostruzione dei giorni dell’inchiesta: «La notizia dalla quale si evinceva che in alcuni brogliacci dei Ros si faceva riferimento a uso droga da parte di politici é del 4 ottobre 2011. La conferenza stampa di Cataldo Motta fu del 10. Passó cioè una settimana». Una bugia, quella del sindaco, perché i tempi non corrispondono alla realtà dei fatti: la notizia è del 4, la pubblicazione è del 5, ma la smentita di Motta è di sabato 8 ottobre. Dunque, due giorni prima rispetto alla data indicata dal sindaco. Vuol dire che la smentita di Motta è arrivata tre giorni dopo gli articoli e non una settimana dopo, come dice il sindaco. Come pure non corrisponde al vero che ci fu una conferenza stampa: Motta smentì l’esistenza delle intercettazioni dei politici con un comunicato stampa.



«Non mi colpì soltanto che la stampa locale avesse usato informazioni infondate in barba a regole deontologiche, ma mi colpì - ha aggiunto Perrone riferendosi alle opposizioni - che molti di voi della minoranza faceste da grancassa alla notizia per mettere in difficoltà l'amministrazione. Il sindaco fu costretto a fare esami e c’era il borsino di chi aveva fatto l'esame e di chi no. Se non avessimo avuto un procuratore con un alto senso delle istituzioni questa storia sarebbe durata per mesi». Resta il mistero del "silenzio" durato quattro anni e del ripescaggio di una vicenda dopo che lo stesso sindaco non aveva più parlato e anzi, in più occasioni (pubbliche e private), aveva esaltato il ruolo e la funzione dei mezzi di informazione del Salento nel rilancio dell'immagine del territorio, in particolare nella corsa della città di Lecce a Capitale europea della cultura.



Così Perrone ha motivato in Aula la decisione: «La delibera di incarico è sfata fatta ora proprio perché non c'è interesse a imbavagliare la stampa, ma resta la ferita: come testimoniano le scritte sui social network. Di quella notizia, frutto o di dolo o di dabbenaggine di qualche giornale che non ha approfondito, ci é stato detto di aver letto brogliacci dei Ros e così non era. Se la legge prevede un termine di cinque anni dove sta scritto che io debba agire subito? La cosa non è chiusa, aleggia ancora e riguarda l'istituzione, non Paolo Perrone, piaccia o no a qualche giornale. Quando si offende sindaco si offende la città. Poi qualcuno tra noi politici avrebbe dovuto essere più prudente e fare le sue scuse dopo quei fatti. Quindi con questa azione difendiamo la dignità di ciascuno di noi e dell’ente». Parole che svelano un’altra contraddizione. Il sindaco, sempre nell’articolo pubblicato dal ”fattoquotidiano.it”, aveva spiegato di essersi mosso perché «su Facebook mi scrivono ancora oggi drogato di merda» ponendo, dunque, la questione sul piano personale (al contrario di quanto scritto nella delibera), mentre ora torna a parlare di un presunto danno alla città. Mettendo così insieme frasi riportate sulla sua bacheca di Facebook con le ricostruzioni dei giornali risalenti a quattro anni fa. Forse è il caso che Perrone si metta d'accordo con se stesso.