Più morti che nati: radiografia di un Salento che si spopola

Più morti che nati: radiografia di un Salento che si spopola
di Maddalena MONGIÒ
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 13:18

La terra dei capelli bianchi? Il Salento. Il ricambio generazionale non premia i giovani: 5.064 i nati nel 2019, a fronte di 8.235 morti. Il saldo è di - 3.171. In provincia di Lecce muore il 39 per cento di persone in più rispetto ai nuovi nati. E non solo. Il dato salentino è tanto più rilevante se confrontato con il saldo nati-morti dell'Italia meridionale pari al 26 per cento. In pratica uno stacco di ben 13 punti percentuali che ci raccontano come nel Salento il numero di morti sia maggiore dei nati, rispetto a quanto avviene in tutto il Meridione d'Italia.
D'altra parte solo nell'Italia centrale c'è un numero di morti maggiore dei nati, rispetto al Salento: 40 per cento. Per il resto la differenza tra nati e morti vede tutte percentuali più basse: Italia 34 per cento, Italia insulare 32 per cento, Italia Nord-Orientale 34 per cento, Italia Nord-Occidentale 38 per cento. I dati Istat parlano chiaro e non lasciano spazio a libere interpretazioni.
Altro elemento singolare è riconducibile al fatto che su 97 della provincia di Lecce solo 4 comuni hanno un saldo positivo fra nati e morti, gli altri hanno tutti il segno meno. Nel dettaglio: 6 nati in più, rispetto ai morti, a Lequile; 1 a Sanarica; 4 a Surbo; 3 a Tiggiano. I numeri in cima alla classifica del saldo naturale vede in testa Lecce con meno 269 nati (597), rispetto ai morti (866), Galatina meno 148 nati (133) contro 281 morti, Nardò meno 118 nati (207) contro 325 morti, Copertino meno 104 nati (153) contro 257 morti, Casarano meno 88 nati (127) contro 215 morti.
I comuni con la differenza nati-morti sotto la decina sono: Cannole meno 9 nati; Arnesano, Giuggianello, Martignano meno 8; Montesano Salentino meno 7; Soleto meno 4; Poggiardo e Seclì meno 3; Castrì di Lecce e Giurdignano meno 2.
Un dato, quello dei fiocchi rosa e azzurri che non prevalgono sui decessi che si ripete puntualmente anche nel 2020. La rilevazione Istat sui primi cinque mesi del 2020 vede la tendenza delle culle vuote confermarsi drammaticamente. Nei primi cinque mesi del 2019 sono nati complessivamente 1.997 bimbi (1.084 maschietti e 913 bimbe), sono morti in 3.777 per un saldo naturale negativo di 1.780 culle vuote. Nei primi mesi del 2020 sono nati complessivamente 1.914 bimbi (992 maschietti e 922 bimbe), sono morti in 3.844 con un saldo naturale di meno 1.930 nati. A gennaio scorso nel Salento sono nati 396 bimbi, sono morti 850 salentini con un saldo negativo di meno 454 nuovi nati; a febbraio ne sono nati 395 e sono morti in 774 per un meno 379; a marzo ne sono nati 368 e sono morti in 817 per un meno 449; ad aprile ne sono nati 374 e sono morti in 747 per un meno 373; a maggio ne sono nati 381 e sono morti in 656 per un meno 275. Va detto che il confronto con i primi cinque mesi del 2019 mostra che la tendenza alle culle vuote si è accentuata nel 2020, ma sul dato delle morti non ci sono incrementi significativi nel confronto con lo stesso periodo del 2020.
Nonostante il Covid, in provincia di Lecce sono morte solo 67 persone in più, nulla di paragonabile con la strage che il Covid ha fatto in altri territori. A gennaio 2019 nel Salento sono nati 501 bimbi, sono morti 886 salentini con un saldo negativo di meno 385 nuovi nati; a febbraio ne sono nati 344 e sono morti in 776 per un meno 432; a marzo ne sono nati 390 e sono morti in 778 per un meno 388; ad aprile ne sono nati 410 e sono morti in 676 per un meno 266; a maggio ne sono nati 352 e sono morti in 661 per un meno 309.
Nel 2011, nel Salento, sono nati 6.253; a Lecce 774 (370 maschi e 384 femmine), ma 204 neonati (105 maschi e 99 femmine) hanno il padre o la madre di nazionalità straniera. In pratica, quasi il 26 per cento dei nuovi nati non era italiano e neppure leccese, se non per nascita. Già allora il saldo delle nascite aveva il segno meno. Nel 2010 sono state 6.513 (3.407 maschi e 3.106 femmine), quindi, nel 2011 già si registrava una flessione del 4 per cento delle nascite. Mentre cresceva e cresce il numero di bimbi nati da genitori stranieri che passavano dai 181 del 2010 (104 maschi e 77 femmine) ai 204 del 2011: quasi il 12 per cento di crescita. Il 10 per cento dei neonati venuti al mondo in quegli anni, in provincia di Lecce, vedeva entrambi i genitori di nazionalità straniera, mentre quasi il quattro per cento aveva il padre italiano e la madre straniera. Nel due per cento dei casi il padre era straniero e la madre italiana.
Per farla breve i salentini sono più disposti, rispetto alle salentine, all'unione mista. Le nascite raccontano la trasformazione del Salento, ma la nuova pelle non è solo il frutto di un processo culturale o di costume. La crisi economica ci mette lo zampino e detta le nuove regole. Lampante il caso delle donne nella fascia d'età tra i 20 e i 24 anni: tra quelle sposate nascono meno bambini rispetto alle coetanee nubili all'anagrafe. Per 266 neonati che hanno visto la luce da madri nubili, ne sono nati 231 dalle donne sposate. Insomma dopo aver messo su casa, si rimanda il momento della nascita di un figlio.
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