«Il pm voleva posti di lavoro per il figlio e gli amici»: nuove accuse contro Arnesano

Emilio Arnesano
Emilio Arnesano
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Sabato 6 Aprile 2019, 08:43
Posti di lavoro per suo figlio. Per la figlia di una avvocatessa che per telefono lo chiama amore. E per un concittadino di Carmiano. Grazie ai rapporti che avrebbe intessuto con i coimputati Ottavio Narracci, 59 anni, di Fasano, direttore generale della Asl di Lecce. E con il primario di Medicina del Lavoro del Vito Fazzi, Carlo Siciliano, 63 anni, di Lecce. Ed una raccomandazione per un medico aspirante primario nell'ospedale di Gallipoli.
Un nuovo spaccato dei rapporti che il pubblico ministero Emilio Arnesano, 62 anni, in servizio prima a Brindisi e poi a Lecce fino al 6 dicembre dell'anno scorso quando fu arrestato (la sua stanza intanto è stata assegnata ad un altro magistrato), avrebbe intrattenuto con i vertici della Asl, emerge dalle 53 pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche depositate dal procuratore di Potenza, Francesco Curcio, nel processo per corruzioni in atti giudiziari in corso davanti ai giudici della sezione B del Tribunale lucano.
Quegli atti a firma del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Lecce entrano nel processo perché l'accusa vuole dimostrare quali fossero i rapporti fra gli imputati coinvolti nelle medesime vicende contestate come corruzione in atti giudiziari. Come l'assoluzione chiesta da Arnesano nel processo in cui Narracci rispondeva di avere usato l'auto blu della Asl per spostamenti personali e la barca di undici metri acquistata dal magistrato da Siciliano, ritenuto amico di Narracci, al costo di 28mila euro invece che di 45mila euro.
Fatti ormai noti, ma per i quali la Procura di Potenza scopre ora nuove carte per cercare di dimostrare i rapporti fra le parti rimasti ancora in ombra. In queste carte ci sono, ad esempio, messaggi e telefonate fra Arnesano e Narracci che invece non erano noti nell'ordinanza di custodia cautelare: messaggi tramite il telefono dell'amica avvocatessa. Messaggi comunque in codice, nel timore, esternato con veemenza, di essere intercettati: famiglia, la parola chiave, preceduta dal nome di battesimo di chi inviava il messaggio. I messaggi inviati da un dipendente di un'impresa affidataria di appalti della Asl, per chiedere e poi ottenere il prolungamento del suo contratto. Ed incontro con il magistrati: «Nel solito posto». Davanti all'ingresso di un hotel in periferia.
Le nuove carte dell'inchiesta dicono anche che Arnesano si sarebbe speso in prima persona per fare ottenere l'assunzione a tempo determinato al figlio nella Igeco costruzioni: 1200 euro al mese con la formula garanzia giovani. Facendo anche presente di avere pendente un fascicolo su questa impresa nel suo ufficio. Il tramite sarebbe stato Carlo Siciliano, medico del lavoro di quell'impresa. L'occasione, l'11 luglio del 2014 durante la cerimonia di assegnazione dalla The Yatch Harbour Association delle Cinque ancore al porticciolo turistico Marina di Brindisi, costruito e gestito dalla Igeco. Arnesano ne parlò nella sua Mercedes E250 la mattina del 6 ottobre dell'anno scorso, con un amico ingegnere, sostenendo anche di avere ricevuto un regalo dal primario di Neurologia Giorgio Trianni, anch'egli imputato nello stesso processo (pende una richiesta di patteggiamento ad un anno ed undici mesi di reclusione), Arnesano: «Le grandi opere che ho fatto, un riconoscimento. C'era invitata un sacco di gente. C'erano un sacco di persone, c'era un casino», la descrizione della cerimonia al Marina di Brindisi. «Ed io giustamente gli dissi, glielo, diciamo quella cosa per ...? Ed andammo».
I rapporti con Ottavio Narracci. Rafforzano la tesi dell'accusa per i dati estrapolati dallo smartphone del direttore della Asl Lecce. I messaggi via Whatsapp, ad esempio, del 19 giugno dell'anno scorso (a due anni dall'assoluzione di Narracci). Arnesano: «Auguri, non vorrei disturbare, ma ti chiedo un appuntamento di 10 minuti. Appena puoi». Narracci: «Martedì prossimo?». Arnesano: «Ok, 9.30, solito posto va bene?». Narracci: «Ingresso Lecce?». Poi fa il nome dell'hotel. Arnesano: «Sì. Scusami, ma sono in udienza e tengo il telefono silenzioso e non sento i messaggi».
E.M.
 
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