Il ministro e il nodo “Chiese aperte”: «Il ticket? Mi fa tristezza, ma capisco»

Il ministro e il nodo “Chiese aperte”: «Il ticket? Mi fa tristezza, ma capisco»
di Roberta GRASSI
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Sabato 18 Maggio 2019, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 11:42
«Mi fa un po' tristezza, ma capisco». La questione è quella dei ticket per entrare nelle chiese (cinque a Lecce) per visitarle. Chiese aperte no stop: una svolta per le visite del barocco.
Al ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, è toccato entrare nel dibattito. Ma non a gamba tesa. «Capisco ha detto il ministro perché abbiamo ragionato con la Cei, conosco le difficoltà economiche che ci sono e so che non è facile. Ma un po' il magone mi viene, a pensarci». Senza troppo sbilanciarsi davanti alle domande con tanto di riferimento al fatto che la Cei, invece, ha consigliato di privilegiare la fruizione pubblica.
Bonisoli era a Lecce ieri. Con lui il sottosegretario al Miur, Salvatore Giuliano, preside di Brindisi. Bonisoli ha fatto visita al conservatorio Tito Schipa dove è stato ricevuto dal presidente e dal direttore, rispettivamente Biagio Marzo e Giuseppe Spedicati e dal presidente e direttore dell'accademia delle Belle Arti, Fernando De Filippi e Andrea Rollo.
I temi scottanti, in materia di tutela delle bellezze architettoniche del Salento, sono numerosi. Oltre alle polemiche sulle chiese a pagamento c'è anche la questione anfiteatri, tra degrado e chiusure forzate, che pone l'accento sulla concreta fruibilità dei beni culturali. «Penso che la tutela del patrimonio ha dichiarato il ministro sia molto importante. Non solo per me o per chi fa il mio mestiere, per le soprintendenze o i funzionari del ministero». Il patrimonio andrà conservato per le future generazioni: «Ma sono anche convinto ha spiegato che la tutela non è alternativa a una valorizzazione e funzione intelligente dello stesso». Sì al concetto di uso dei monumenti, insomma. No al consumo, con particolare riguardo alle soluzioni tecniche più adatte per evitarne ogni forma di deturpazione: «Bisogna individuare soluzioni condivise, e bisogna che la politica se ne stia ai margini in modo da non animare un dibattito che a volte diventa eccessivamente ideologico e non abbastanza pragmatico. Se la tutela deve voltarsi da un'altra parte per permettere un uso effimero e magari di cattivo gusto di un bene pubblico, allora non sono così convinto. Se viceversa la tutela si siede di fianco ai tecnici e trova una soluzione che permetta anche la valorizzazione e l'uso di un determinato bene, allora si è individuata la via maestra».
Per il Conservatorio è intervenuto il presidente Marzo che ha sottolineato «l'importanza della cultura musicale nel Salento e in Puglia» stimolata dai finanziamenti a favore dei Conservatori da parte della Regione e dall'impegno messo in campo dai docenti, dagli studenti e da tutto il personale amministrativo. Ci sono delle eccellenze al Tito Schipa ha detto Marzo - non espresse a livello nazionale e quindi spetterebbe al Miur, e non solo, valutarle e valorizzarle. Lo sforzo è quello di arrivare al più presto ad una riforma dell'Afam che sia a misura dei fermenti musicali, che in ogni parte del Paese sono fortemente sentiti».
Ha preso anche la parola il presidente dell'Accademia delle Belle Arti, De Filippi, ribandendo che «bisogna completare sia la riforma dell'Afam finora mancante della parte che riguarda la governance delle Istituzioni, sia attuare l'equiparazione con l' Università facendo uscire Conservatori e Accademie dal guado in cui si trovano».
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