Tribunale fallimentare, giudice al consulente: «Per il mio compleanno una collana tennis»

Tribunale fallimentare, giudice al consulente: «Per il mio compleanno una collana tennis»
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 20:32

«Ho deciso per il mio compleanno di regalarmi una collana tennis». La conversazione è stata intercettata dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di Finanza di Lecce ed è finita negli atti dell'inchiesta coordinata dalla procura di Potenza. A parlare è il giudice Pietro Errede, dall'altro capo del filo un consulente. Le indagini sono alle battute iniziali, tutto il novero delle conversazioni va ancora sottoposto al vaglio dei pm. Ma è confluito nel fascicolo, depositato al Riesame. «Chiaramente no - risponde l'altro - la cosa è che oggi hanno visto... non è una gioielleria è per uno stabilimento di produzione», per rispondere al magistrato in merito alla richiesta. E poi ancora, afferma: «Ma io posso venerarti e basta, ma che stai dicendo».

L'inchiesta 

Lo sfondo è quello dei procedimenti fallimentari e di interdittiva che esigono la nomina di consulenti delegati.

L'ipotesi della procura di Potenza è che il giro fosse in qualche modo deviato. Che ci fossero cioè favori e vantaggi in cambio di assegnazioni. «Sempre a costo di produzione lo devo pagare» afferma nelle intercettazioni telefoniche il giudice Errede. «Anziché pagare a costo di negozio». Sotto la lente della procura di Potenza, che indaga sugli incarichi della sezione fallimentare, c'è anche un presunto rapporto fra i protagonisti della vicenda e un funzionario della prefettura, del tutto estraneo all'inchiesta e non indagato. Anche questo emerge da una conversazione.

Il sistema dell'affidamento degli incarichi

Nel corso di un incontro conviviale in un bar sotto casa, infatti, il magistrato avrebbe appreso dell'esistenza di un esposto diretto alla procura di Potenza a seguito del provvedimento di accoglimento del ricorso al Consiglio di Stato, relativo a una interdittiva antimafia. Secondo quanto veniva ipotizzato un funzionario avrebbe assegnato l'incarico di amministratore straordinario di una società a uno degli indagati «poiché questi aveva affidato a sua volta un grosso incarico al cugino commercialista» dello stesso funzionario. Da qui, è contenuto nelle carte dell'inchiesta, il dubbio che «la stessa interdittiva, adottata dalla Prefettura di Lecce, secondo quanto asserito nella conversazione, era da considerarsi il frutto di uno scambio di corruttela tra il funzionario e l'avvocato». «Dalle conversazioni telefoniche - scrivono gli inquirenti - si delineano meglio i rapporti» che necessitano comunque di approfondimenti. Le indagini partono da un esposto e poi dalle dichiarazioni rese il 21 settembre 2021 da Saverio Congedo e Michele Macrì, amministratori giudiziari di due imprese.

Gli indagati 


Le difese, avvocati Francesco Vergine, Luigi Covella, Amilcare tana, Luigi Suez, Giancarlo Dei Lazzaretti, Luigi Vetere e Roberto Rella, hanno rinunciato al Riesame che avevano proposto, una scelta tecnica per scoprire le carte e conoscere il merito delle accuse. Attendono ora che si completino le consulenze sul materiale sequestrato dalla Finanza. Gli indagati sono il giudice Errede, il commercialista Emanuele Liaci, gli avvocati Alberto Russi, 53 anni, originario di Galatina; Giuseppe Positano, 53 anni, di Lecce; Antonio Casilli, 59 anni, di Lecce, e Rosanna Perricci, 55 anni, di Monopoli, assessore comunale nella sua città. Nell'avviso di garanzia anche i nomi dei commercialisti-consulenti Marcello Paglialunga, 52 anni, di Nardò; e Giuseppe Evangelista, 57 anni, di Lecce. Il decreto, infine, è stato notificato anche a Graziella De Masi, 65 anni, di Lecce, assistente giudiziaria della cancelleria del giudice Errede.
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