Il Comune contro il mega discount: «E' senza licenza, smaltisca le scorte e chiuda»

Il Comune contro il mega discount: «E' senza licenza, smaltisca le scorte e chiuda»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 11:31
Lidl non ha la licenza e deve chiudere. Il mega discount di viale della Libertà - 1.300 metri quadrati occupati e un'area sosta di 170 posti - deve smaltire le scorte ancora nei depositi e chiudere battenti: lo stabilisce un'ordinanza del Comune datata 23 luglio. Il provvedimento non fa altro che trasferire in un atto concreto il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato del maggio scorso, quando i giudici di Palazzo Spada hanno messo fine al primo round di un lungo contenzioso innescato dalla Discoverde, società salentina cui fanno capo i supermercati Supermac, da sempre ostile alla concorrenza del colosso tedesco del commercio, troppo vicino ai suoi store.

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Il secondo round giudiziario - appena partito - si giocherà, ora, sull'annullamento di quell'ordinanza, impugnata dalla Lidl Italia prima davanti al Tar, ma senza successo, e ora anche davanti al Consiglio di Stato. L'udienza di merito si svolgerà il 3 ottobre prossimo. Ma la terza sezione del Tribunale amministrativo di Lecce ha già esaminato il caso e, scrivono i giudici, l'ordinanza comunale è «un provvedimento legittimo e doveroso» e Lidl, a oggi, è «una attività commerciale svolta abusivamente, sine titulo».

Ma come è stato possibile realizzare un mega supermercato, nel cuore del quartiere Stadio, senza le necessarie autorizzazioni? Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro di questa storia fino al 2015-2016. Il Comune, retto allora dalla seconda Giunta Perrone, mette all'asta il terreno alle spalle dell'istituto per geometri, lungo viale della Libertà. Inserisce quel terreno nel piano delle alienazioni: servono soldi per rimpinguare le esangui casse dell'ente. Lidl acquista quel terreno, che il vecchio Piano regolatore comunale - ancora in vigore, in attesa del varo del Pug - destina però ad attrezzature e servizi di quartiere, verde attrezzato. La costruzione del supermercato, dunque, di lì a poco avrebbe finito per violare il Prg e le destinazioni d'uso previste.

Poco dopo l'inaugurazione del discount, a febbraio 2016, Discoverde, con l'avvocato Tommaso Millefiori, impugna quindi i permessi a costruire e, dopo tre anni di battaglia, vince, ottenendo l'annullamento dei permessi e della licenza commerciale del concorrente. A nulla è valsa la difesa di Cesare Righetti e Andrea Sticchi Damiani in rappresentanza di Lidl: la tesi in base alla quale la vendita all'asta dell'area di viale della Libertà, avrebbe comportato una variante implicita o automatica del Prg, è stata respinta dal Consiglio di Stato, che ha bacchettato anche il Comune specificando come «la disciplina comunitaria della liberalizzazione non può essere intesa in senso assoluto come primazia del diritto di stabilimento delle imprese ad esercitare sempre e comunque l'attività economica, dovendo, anche tale libertà economica, confrontarsi con il potere, demandato alla pubblica amministrazione, di pianificazione urbanistica degli insediamenti, ivi compresi quelli produttivi e commerciali».

Palazzo Carafa, ora, ha aperto un tavolo di confronto e trattativa con Lidl. Perché se è vero che, senza licenza, l'esercizio commerciale deve chiudere, è vero anche che a firmare l'autorizzazione - annullata dai giudici - sono stati gli uffici dell'ente. Non a caso, pur ritenendo doveroso il provvedimento comunale per la chiusura del supermercato e pur respingendo le richieste di Lidl, i giudici del Tar hanno chiarito che «l'affidamento incolpevole della società ricorrente può avere rilevanza unicamente in una eventuale azione risarcitoria da proporsi dinanzi alla competente Autorità giudiziaria ordinaria».

Dunque il Comune e il colosso tedesco cercheranno, insieme, una soluzione. Nell'ente c'è chi ventila la possibilità di consentire la riparazione del danno costituito da una licenza che non doveva essere data, con una sanatoria che porti denaro nelle casse di Palazzo Carafa. Ma Lidl, a quel punto, potrebbe anche scegliere la strada della richiesta di risarcimento del danno, in un tiro alla fune dall'esito imprevisto e imprevedibile.
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