I sindaci del dialogo: ormai l'opera si farà ora il tavolo sugli investimenti per il Salento

I sindaci del dialogo: ormai l'opera si farà ora il tavolo sugli investimenti per il Salento
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Lunedì 6 Agosto 2018, 11:03
I ristori ambientali. E gli investimenti aggiuntivi per tutto il Salento: tutela del territorio, mobilità pulita e sostenibile, bonifiche, ma anche stop alle ricerche di petrolio in mare e chiusura anticipata della centrale Enel di Cerano. Insomma: una vera e propria vertenza Salento, stabile e articolata, tale da essere l'intelaiatura di un tavolo col governo a convocazione semi-permanente, certo non occasionale. Poco meno di un anno fa erano stati ribattezzati i sindaci del dialogo, o - secondo altri - più semplicemente del realismo, e sostenevano la seguente tesi: il gasdotto Tap, piaccia o meno, ha incassato tutte le autorizzazioni, il cantiere va avanti, a questo punto il territorio deve fare di tutto per ottenere ristori ambientali e investimenti aggiuntivi. Non solo da parte di Tap e Snam, ma anche dal governo. Tesi oggi ribadita da Giuseppe Taurino e Mario Accoto, sindaci di Trepuzzi e Andrano: anche nei mesi scorsi erano sulla prima linea del dialogo, tanto da partecipare (insieme con il presidente della Provincia Antonio Gabellone) ai tavoli convocati a palazzo Chigi dal ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti. Insomma: una condotta ben diversa, per certi versi opposta, rispetto al no senza se e senza ma del sindaco di Melendugno Marco Potì e dei primi cittadini a lui vicini.
Il governo gialloverde non sembra più così energico nel contrastare il gasdotto, spunta la bollinatura di strategicità dell'opera, si prende coscienza di vincoli e paletti, il confronto interno è aperto, e insomma la partita dei ristori e degli investimenti potrebbe tornare alla ribalta. «Dall'inizio - spiega Taurino - ero contrario ad ogni approdo di Tap, non solo a San Foca, ma anche a Casalabate. Quello che è avvenuto successivamente non consente più però una procedura di revoca delle autorizzazioni. Prendiamo atto che l'opera si farà, del resto è questa la posizione del presidente della Repubblica, del premier, di molti ministri. A questo punto però bisogna aprire la vertenza Salento col governo, mettendo sul tavolo problemi non più rinviabili: energia, salute, ambiente, infrastrutture, trasporti. Il confronto deve essere non solo sui ristori ambientali che Tap e Snam hanno già messo sul piatto - e riuscimmo ad arrivare a promesse per 55 milioni di euro - ma anche su una politica d'investimenti che riduca i rischi connessi a salute e ambiente. Per esempio anticipando al 2020 la chiusura della centrale Enel di Cerano, o intervenendo sulla vicenda Ilva». Continua Taurino: «Non è compito della politica gridare al vento e aizzare le folle, dobbiamo invece governare i processi. Resto dell'avviso che bisogna ripartire con una negoziazione politica, sedendoci tutti intorno al tavolo per capire a che punto è l'opera e per aprire una vertenza Salento, se non è più possibile tornare indietro. E sono d'accordo con Federico Massa (intervistato sabato su Quotidiano, ndr): il tavolo del precedente governo è stato tardivo. Ora abbiamo comunque tempo per convocarlo di nuovo, non ha più senso dire che l'opera non si farà e non so che credibilità può avere un ministro che dice il contrario di ciò che sostiene il premier (il riferimento è a Barbara Lezzi, ndr)».
Accoto non ha dubbi: «Il tavolo sarebbe più che opportuno. Dopo la presa per i fondelli, il governo va verso la presa di coscienza che si tratta di un'opera strategica, e che dunque si farà. Il binario è doppio: fermo restando la legittimazione dei Comuni direttamente interessati a opporsi nelle sedi opportune, e le loro prerogative sui ristori ambientali, il nuovo sacrificio per tutto il territorio deve essere foriero di investimenti aggiuntivi. Per questo si era parlato di un tavolo del governo sul territorio, con premier e ministri qui nel Salento, in occasione del quale avremmo parlato di sicurezza dell'opera con valutazioni da affidare a organismi esterni, di altri investimenti, di metanizzazione della mobilità pubblica e degli edifici pubblici, di no alle trivelle, di bonifica delle discariche, di chiusura della centrale di Cerano. Noi del resto - ricorda Accoto - ci siamo mossi dopo che il governo aveva confermato il via libera all'opera».
 
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