I dirigenti scolastici: «Spaccio davanti ai cancelli, serve un presidio fisso»

I dirigenti scolastici: «Spaccio davanti ai cancelli, serve un presidio fisso»
di Valeria BLANCO
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Giovedì 7 Novembre 2019, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 08:06
Alle medie si nota forse qualche assenza in più, qualche atteggiamento da bullo. Alle superiori i segnali d'allarme sono altri: strane presenze all'ingresso e all'uscita dei ragazzi. Persone che non sono lì per prendere i figli, né passano per caso, ma nelle tasche hanno marijuana e hascisc da vendere. Talvolta persino cocaina.

Emergenza droga, assuntori sempre più giovani. Vertice in prefettura tra forze dell'ordine e dirigenti scolastici

I presidi fanno quel che possono per mettere i loro studenti nelle condizioni di difendersi da soli, di dire no: sono tanti, durante tutto l'anno, gli incontri con psicologi e forze dell'ordine, i dibattiti e le riflessioni in classe. Certo, i numeri portati al tavolo del prefetto, ieri, hanno un po' sorpreso anche loro: a Lecce e provincia le dipendenze aumentano. Ad allarmare, però, non è tanto il numero di chi chiede l'aiuto dei medici per uscire dal tunnel nero della droga, quanto l'età: in tanti raccontano di aver aspirato il primo spinello a 13, anche 12 anni. Ed è per questo che i dirigenti delle scuole secondarie di primo grado - le medie, per intendersi - hanno accolto con grande entusiasmo la mano tesa del prefetto. «Iniziamo a vedere i nostri ragazzi - ha detto a margine dell'incontro la dirigente dell'Ascanio-Grandi, Maria Rosaria Manca - se non interessati direttamente, almeno incuriositi dal fenomeno della droga e questo ci preoccupa. L'apertura dell'incontro alle scuole del primo ciclo, quindi, è accolta con favore e ci metteremo subito al lavoro per produrre un protocollo attorno al quale costruire collaborazione». Sulla stessa lunghezza d'onda la collega Bruna Morena, dirigente del comprensivo Ammirato-Falcone, anche lei preoccupata per l'età delle dipendenze che tende a diminuire. «Erroneamente si ritiene - spiega - che il problema delle tossicodipendenze riguardi solo la scuola di secondo grado. Ma quando esplode, spesso vuol dire che le anticipazioni ci sono state quando il ragazzo era in classe da noi e noi ne abbiamo la percezione già quando notiamo le famiglie assenti e i ragazzi che hanno atteggiamenti strani. Diventano ragazzi a rischio». Positivo, per entrambe le dirigenti, il bilancio su questo primo incontro a cui ne seguiranno certamente altri: «Andiamo avanti - concludono - con l'intesa di stilare un protocollo di azione per affrontare pragmaticamente il problema della tossicodipendenza. Ma c'è da dire che per prassi già segnaliamo sempre alle forze dell'ordine, nella quotidianità, le situazioni a rischio o che per lo meno ci appaiono tali. Continueremo con la formazione degli insegnanti e l'informazione dei giovani, coinvolgendo sempre più tutti coloro che con i giovani hanno a che fare ogni giorno».
Il docente Fernando Fiore, delegato del preside dell'Olivetti, è interessato al protocollo che sarà stilato a breve: «Servirà a darci delle linee guida su comportamenti, univoci e uguali per tutti, da seguire nel caso in cui ci trovassimo a dover denunciare i casi di consumo di droga alle forze dell'ordine».
Raffaele Capone, dirigente del Deledda, riconosce che il fenomeno arriva da lontano e che, certamente, non è una novità che le scuole siano chiamate a svolgere il ruolo di sentinelle. «Il discorso dell'incontro - dice Capone - parte da un'emergenza sociale a livello nazionale ma, a quanto sembra, ora anche locale. Il problema sta cambiando: se prima l'assunzione poteva interessare una fascia di ragazzi vicini alla maggiore età, oggi si sta abbassando notevolmente, come confermato dalle statistiche della Asl. Abbiamo rappresentato al prefetto e alle forze dell'ordine presenti le nostre azioni educative, tutte le attività che negli anni abbiamo portato avanti con gli agenti della Questura o con la Polizia municipale. Mi riferisco a incontri formativi e informativi sulle tossicodipendenze a 360 gradi, parlando anche dell'alcol e del gioco d'azzardo».
Non è un mistero il fatto che spesso, proprio prima di entrare a scuola, o subito dopo essere usciti, i ragazzi incontrino chi li invita a provare e vende loro la droga. «Per questo abbiamo chiesto che le scuole e i luoghi sensibili siano presidiati dalle forze dell'ordine, per dimostrare che lo Stato è presente, ma anche perché la vista di una divisa funzioni come deterrente. Il presidio sarebbe auspicabile negli orari critici, che per noi sono quello d'ingresso attorno alle 8 e quello d'uscita attorno alle 14. Non è raro, in queste occasioni, vedere la presenza di persone che non hanno interesse né culturale né scolastico, che non sono lì per aspettare i loro figli». E allora cosa ci fanno davanti ai cancelli? Le speranze di una svolta sono rivolte, anche in questo caso, al vademecum di buone prassi che gli enti coinvolti, e i dirigenti in primis, sono ora chiamati a stilare.
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