La guerra dei rifiuti: il reportage tra le masserie in località masseria Ghetta che ospiterà il sito di compostaggio

Il viaggio tra agriturismo e aziende agricole che sorgono in località masseria Ghetta

La guerra dei rifiuti: il reportage tra le masserie in località masseria Ghetta che ospiterà il sito di compostaggio
di Anna Rita INVIDIA
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Sabato 15 Ottobre 2022, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 13:43

«Vi faccio vedere, venite. Là, a destra, oltre quel muretto a secco ci sarà l'impianto. Ecco, se ora guardate a sinistra, vedete la mia casa. Quanti metri saranno? Cento, centocinquanta? Tutta la puzza mi entrerà dalla finestra». La signora Vincenza Congiu, cittadina leccese, vive a masseria Ghetta dal 1996: con una passeggiata di pochi minuti si raggiunge il sito proposto da Ager Puglia (su indicazione del Comune di Lecce) e che nei giorni scorsi ha ottenuto il via libera preliminare da parte del Ministero della Transizione ecologica.

Un progetto da 40 milioni di euro che sarà finanziato con i fondi del Pnrr e che, quindi, entro il 2026 dovrà vedere la luce. Una svolta per tutto il territorio salentino che finalmente avrà il suo primo impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti e di produzione di biometano e di compost. Davanti ad un Salento che litigava perché non voleva ospitare la struttura fu il sindaco di Lecce Carlo Salvemini a fare il passo avanti, qualche anno fa: «È giusto - disse - che anche il capoluogo salentino faccia la sua parte e ospiti l'impianto».

Dove? Nella zona industriale di Lecce, in località masseria Ghetta, appunto, a poche centinaia di metri dall'Abbazia di Cerrate, sito del Fai, e a una manciata di chilometri dai Comuni di Surbo e Trepuzzi, che hanno già nel cassetto il ricorso pronto contro l'impianto. Mentre dal capoluogo salentino (facciamo da piazza Sant'Oronzo) l'area industriale scelta per l'impianto dista 14 chilometri, 15 minuti di strada imboccando la superstrada per Brindisi e poi lo svincolo per Casalabate.

Muretti a secco e ulivi

In poco tempo il paesaggio cambia, iniziano i muretti a secco e dietro di essi la distesa di ulivi che, uno dopo l'altro, si sono arresi alla xylella. Il verde è diventato grigio. Ma la bellezza resiste e c'è una rete di imprenditori (Terre di Cerrate) che ha deciso coraggiosamente di fare leva su di essa per immaginare uno sviluppo diverso e che in parte è già realtà. Sono 13 imprese tra masserie, agriturismo e aziende agricole. «E ruotano tutte nel giro di tre chilometri da sito scelto per realizzare l'impianto di compostaggio -. Come può considerarsi questa un'area industriale? - chiede Fanny Azzolini della Tenuta Badessa, indicando il sito di masseria Ghetta in piena campagna -. Tanti imprenditori come me hanno investito in questo luogo, hanno allevamenti di bestiame e produzioni biologiche: tutto riconosciuto e certificato».

Le rassicurazioni («non è una discarica») non rassicurano. E come i sindaci di Surbo e Trepuzzi, anche gli imprenditori si stanno preparando a dare battaglia al sito. «Nessuno di noi è contro l'impianto di compostaggio - aggiunge Antonio Tafuro, la cui famiglia in zona gestisce tre strutture ricettive -. Ma farlo qua, quando ci sono tante aree industriali disponibili, a noi sembra una follia. Questa parte del territorio ha già dato: abbiamo un inceneritore di rifiuti ospedalieri, un cementificio e un'azienda che produce piombo. Ora basta perché il futuro che noi immaginiamo è un altro». Ed è legato al turismo. «L'Abbazia di Cerrate - racconta Francesco Leo di Masseria Melcarne - è diventato un grande attrattore: qui l'estate gira un mondo. Non è stato facile mettere tante teste insieme e fare rete, ma lo abbiamo fatto perché crediamo che l'accoglienza, la nostra agricoltura e i nostri prodotti facciano la differenza». Tra i tanti ulivi secchi si scorgono anche giovani piante.

La speranza

«Noi abbiamo speso 200mila euro per i reimpianti - dice Vittorio Trullo, legale rappresentante dell'azienda Fiorita - e la stessa cosa hanno fatto tanti altri imprenditori della zona. Questa parte del territorio è ricco di natura e di storia, ci sono enormi frantoi ipogei sotto queste strade, alcuni proprio a Masseria Ghetta. Cosa accadrà quando qui cominceranno a circolare decine di camion?». I timori sono tanti, il primo è quello di vedere vanificato il lavoro di anni, di chi ha preso queste masserie e le ha trasformate in strutture ricettive di alto livello, immerse nel silenzio e che vedono aumentare di anno in anno i loro ospiti. A volte molto illustri. «Volete vedere la suite di Chiara Ferragni?», scherza l'imprenditore australiano Rob Potter-Sanders aprendo le porte della sua Masseria (a 5 stelle) Trapanà, nata nel 2016 con un investimento di 3 milioni: in linea d'aria dista non più di 700 metri dal sito prescelto. «Ma è ridicolo - dice con un buon italiano -, certo che sono pronto a dare battaglia anche io. Qui ogni anno ci sono un sacco di star, vogliamo farle scappare via?».

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