Marchi contraffatti nelle fabbriche: arrestati tre imprenditori

Marchi contraffatti nelle fabbriche: arrestati tre imprenditori
di Erasmo Marinazzo
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 08:59
Tre imprenditori arrestati, sigilli a due fabbriche e migliaia di sequestri fra calze copie di marchi prestigiosi e delle relative etichette. E’ l’effetto del secondo blitz dei finanzieri della Compagnia di Gallipoli dopo quello della scorsa settimana che ha colpito otto aziende, tre negozi, un magazzino e dieci fra imprenditori, grossisti e prestanomi tutti di Racale.



Lo zoccolo duro della contraffazione resta sempre il Tacco d’Italia. Il Sud Salento. Sono di Alessano e di di Racale le due aziende sequestrate nella giornata di ieri, con il blitz scattato durante la mattina e conclusosi fino alla tarda ora.

Con il parere favorevole del pubblico ministero di turno, Maria Vallefuoco, sono stati messi agli arresti domiciliari Antonio Baldari, 61 anni, di Sannicola (difeso dall’avvocato Massimiliano Petrachi), Antonio De Giovanni di Alessano (difeso dall’avvocato Massimo Vasquez) e Luigi Preite di Taurisano (difeso dall’avvocato Pasquale Rocco Scorrano). I tre imprenditori rispondono di contraffazione di marchi e di ricettazione, con l’aggravante di aver operato in modo sistematico.



I sigilli sono stati messi alle aziende di Racale gestita da Preite ed a quella di Alessano di De Giovanni. E in questi centri di produzione che sono state sequestrate migliaia di calze ritenute contraffatte perché hanno i marchi “Navigare” e “Pompea”, pur - questa l’accusa - non essendo in possesso dell’autorizzazioni delle due case madri di produrre quei filati per loro. Nei guai è finito anche Baldari con l’accusa di produrre le etichette che poi veniva cucite sulle calze: l’imprenditore è arrivato nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, in una delle consegne di ieri. Nell’azienda di Racale si è trovato al cospetto dei finanzieri di Gallipoli e con appresso i pacchi di etichette da consegnare. Per questo ha dovuto spiegare cosa fossero e cosa contenessero quei pacchi. Per questo di lì a poco si è trovato i finanzieri a perquisirgli il garage di casa dove sono state trovate alcune decine di migliaia di etichette ritenute false.



Insomma, i controlli a tappeto di questi giorni hanno individuato tre attività ritenute coinvolte nella produzione di calze contraffatte che vanno poi a finire sulle bancarelle dei mercati settimanali come anche negli scaffali dei centri commerciali.

Emblematico, in questo senso, il sequestro della scorsa settimana di 435mila articoli nel “Baricentro” di Casamassima.



I controlli proseguiranno. E soprattutto nelle zone del Basso Salento dove negli anni scorsi sorsero aziende specializzate nella produzione delle calze. Dove si sono formati imprenditori ed operai e dove si trovano ancora i macchinari. Dove, insomma, c’è una cultura imprenditoriale del settore.

Il “veramente falso” sembra aver attecchito su queste radici ma può contare su un mercato senza frontiere oggi che la circolazione di merce contraffatta attraversa il globo dalla Cina alla Turchia, dalla Turchia all’Europa e dall’Europa a all’Italia. Napoli il più grosso centro di smistamento, ma se è vero che questa merce è facilmente rintracciabile nei mercati salentini è vero anche che il Salento comincia ritagliarsi anche il ruolo di produttore di falsi.

Negli anni scorsi erano stati scoperti diversi calzaturifici ed ancora una volta dai finanzieri della Compagnia di Gallipoli. Ora è il momento delle calze. E siamo soltanto agli inizi.
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