Questura "chiusa" agli immigrati: gli avvocati protestano

La Questura di Lecce
La Questura di Lecce
di Alessandro CELLINI
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Mercoledì 13 Marzo 2019, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 08:18
Gli avvocati lamentano una scarsa considerazione nel momento in cui assistono immigrati alle prese con le pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno presso l'ufficio Immigrazione della questura. Di più: prendono carta e penna e scrivono alla presidente dell'Ordine Roberta Altavilla denunciando «evidenti difficoltà ad esercitare il mandato a noi conferito dai nostri patrocinati», e che le comunicazioni inviate con posta elettronica certificata «restano sovente prive di riscontro». Un'accusa che dà il via a un intenso scambio di informazioni tra la presidente Altavilla e il questore Leopoldo Laricchia, che si risolve - almeno sulla carta - con una apertura alle richieste dei legali e un chiarimento rispetto alle loro lamentele.
La lettera, firmata da tredici avvocati e indirizzata alla numero uno dell'Ordine, è della fine dello scorso anno. Nell'ufficio Immigrazione, scrivono, viene «sminuito il ruolo dei legali che hanno accompagnato i clienti allo sportello». Non solo: «Ci è stato riferito che alcuni addetti dell'ufficio Immigrazione disincentivano gli stranieri a rivolgersi agli avvocati. E alcuni nostri assistiti hanno appreso che è sconsigliabile l'assistenza di un legale per sollecitare il disbrigo di pratiche problematiche o ferme, dal momento che il personale dell'ufficio Immigrazione si arrabbia e la pratica non va avanti». Un vero e proprio atto d'accusa, insomma, cui la presidente Altavilla dà seguito inoltrando una lettera di chiarimenti al questore. Il quale risponde ricordando che la legge non rende «necessario allo straniero rivolgersi ad alcun tipo di mediazione al fine di presentare le istanze di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, la cui procedura di legge prevede espressamente l'obbligatoria interlocuzione diretta tra ufficio e richiedente». Ai legali, tuttavia, è concesso di interloquire con la questura tramite posta elettronica certificata, oppure, «in relazione a determinate pratiche», è anche possibile concordare un appuntamento: per un solo giorno alla settimana e per due ore, nel pomeriggio. «Saranno ricevuti un massimo di quattro legali per giornata».
La risposta della presidente Altavilla non si fa attendere. E, chiedendo che sia mostrato rispetto per «la funzione sociale dell'avvocatura, che non può subire limitazioni diverse da quelle imposte dalla legge e dal Codice deontologico forense», avanza la proposta di un «protocollo decentrato in entrata, dedicato al deposito della documentazione e delle istanze». Non solo: Altavilla chiede che si prolunghi quantomeno di un'ora lo spazio dedicato al ricevimento degli avvocati. «Nessuno ha mai messo in dubbio - risponde Laricchia - né ha intenzione di mettere in dubbio la funzione sociale dell'avvocatura e del ruolo essenziale dell'avvocato». Il questore, infine, ricorda che è già attivo un protocollo digitale della posta, e accorda l'ora in più richiesta dall'Ordine. Tutto risolto, dunque. Almeno sulla carta.
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