Giustizia e favori, la Procura convoca il giudice Silvestrini. In bilico la nomina per la presidenza del Tribunale

La Finanza al tribunale di via Brenta. A destra, il giudice Alessandro Silvestrini
La Finanza al tribunale di via Brenta. A destra, il giudice Alessandro Silvestrini
di Roberta GRASSI
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Martedì 30 Maggio 2023, 21:27 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 21:12

Una nomina ora in bilico, quella di Alessandro Silvestrini al vertice del Tribunale di Lecce. Sospesa tra la commissione che l’ha proposta a maggioranza e il plenum del Csm che, scoppiato il bubbone, non è escluso possa ritenere di rimandare indietro la pratica per un nuovo voto, prima di esprimersi. Nelle scorse settimane, con il “vecchio” Csm, era stato ascoltato sul punto il procuratore della Repubblica, Francesco Curcio. Altro passaggio importante in tutta la vicenda sarà senza alcun dubbio l’interrogatorio di Silvestrini (che aveva chiesto l’audizione) nell’ambito dell’inchiesta di Potenza.

La convocazione di Silvestrini

Il magistrato è stato convocato per il 5 giugno prossimo, stessa sorte per l’avvocato Antonio Casilli. Per entrambi c’era stata richiesta di misura (ai domiciliari) rigettata dal gip. 
Tornando al Csm, il posto vacante è come noto quello di presidente del Tribunale di Lecce. Il confronto tra l’attuale reggente, Roberto Tanisi (che per un certo periodo è stato anche presidente effettivo) si trascina dal 2019. Anno in cui il predecessore, Francesco Giardino è andato in pensione. Una vicenda lunga e tribolata, fatta di corsi e ricorsi giudiziari. Di impugnazioni e anche di un’inchiesta penale. Risale al 16 agosto del 2021 l’azzeramento della nomina di Tanisi: l’aveva stabilita il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso presentato da Silvestrini contro la sentenza del Tar Lazio che aveva invece ritenuto legittima la scelta avvenuta con il voto del plenum del Csm del 29 luglio del 2020.

Una serie di contestazioni mosse e di posizioni differenti assunte in diversi periodi. Nel maggio del 2022 era stato poi archiviato il fascicolo aperto nei confronti di Tanisi per le ipotesi di reato di abuso di ufficio e di usurpazione di funzione pubblica. Ipotesi vagliate ascoltando anche più di una volta i vertici della magistratura salentina, a cominciare dal procuratore generale Antonio Maruccia, per arrivare poi alla conclusione della loro infondatezza. Respinta l’opposizione presentata dal giudice Alessandro Silvestrini con l’avvocato Leonardo Pace: non era stato rilevato nessun profilo penale nelle condotte contestate a Tanisi, quanto piuttosto un comportamento in linea con le direttive del Csm. Nell’uno e nell’altro caso: nessun abuso di ufficio nella convocazione del consiglio giudiziario per esprimere, fra i 14 punti all’ordine del giorno, il parere sulla sua candidatura a presidente del Tribunale. Infine nessuna usurpazione delle funzioni.

Una lunga diatriba

La vicenda, insomma è andata avanti a lungo, scandita da diversi passaggi. La nomina è stata poi riproposta dinanzi al nuovo Consiglio che si è così espresso. Quattro voti per Silvestrini espressi nella quinta commissione: (Bianchini, Carbone, Mazzola e Mirenda) e due per Tanisi (Cosentino e D’Auria). Le due candidature sono state valutate, come accade in questi casi, con riferimento al curriculum di ciascuno dei due magistrati, ai ruoli ricoperti e all’attività svolta. Ma come è noto, in queste vicende, hanno un peso specifico non di poco conto le indicazioni delle correnti interne alla magistratura
Dopo il 4-2, giunto il 18 maggio scorso in un momento successivo all’audizione di Curcio (avvenuta davanti a un altro Csm), ma comunque quando la notizia dell’esistenza di una inchiesta dai contorni non ben definiti a carico di Silvestrini era vagamente nota, i militari della guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Lecce hanno eseguito cinque arresti e sequestri, notificando un provvedimento in cui Silvestrini risulta indagato a piede libero, convocato il 5 giugno per essere ascoltato. Accusato di corruzione per le “sponsorizzazioni” politiche promesse da un consulente per la definitiva conclusione in suo favore del lunghissimo iter. E di un altro episodio: una ricciola, ricevuta - dicono i pm - nell’ambito di una procedura fallimentare 
Il gip, nel rigettare la richiesta di misura scrive: «Deve ritenersi che le condotte in questione costituiscano non già prestazioni fornite in base a un accordo corruttivo, bensì l’espressione di una reciproca familiarità derivante da risalenti rapporti di natura professionale e di una comune disponibilità ad approfittare dei vantaggi che ciascuno di loro poteva ricavare da tale rapporto». 

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