«Questi vogliono soldi, sono sempre alla ricerca di soldi». La frase è attribuita al commercialista Massimo Bellantone che così avrebbe parlato del magistrato Pietro Errede e dell’avvocato Alberto Russi. È stata riferita ai magistrati da Giancarlo Mazzotta, nel capitolo dedicato all’acquisto di un Rolex Daytona, destinato secondo l’accusa al giudice Errede.
L'acquisto del Rolex
Un acquisto avvenuto in circostanze particolarmente torbide, per gli inquirenti, che sostengono che il compagno del magistrato, Alberto Russi, avrebbe sì costretto l’imprenditore ed ex sindaco di Carmiano a rimborsarglielo, intascando 20mila euro (o comunque una parte dei soldi), ma senza nulla riferire a Errede.
L'audio
Mazzotta ha consegnato agli investigatori una registrazione audio: «I contanti erano quattro mazzette ciascuna da 5mila euro, tutti in banconote da 50 euro». Per i pm e per i militari della guardia di finanza, «i soldi furono consegnati a Bellantone». E l’orologio fu comprato da Errede. Al ritiro, il compagno avrebbe commentato: «Beh ora mi posso tenere il Cartier?». Alla fine spiegano gli inquirenti, «I 20mila euro in contanti, consegnati dai Mazzotta nelle mani di Bellantone, sono stati consegnati in tutto ma più probabilmente in parte a Russi. Non vi è alcuna prova che i 20mila euro in contanti siano poi finiti nella disponibilità di Errede».
«Anche qui – rilevano i magistrati – l’atteggiamento del Russi è particolarmente ambiguo e sintomatico del suo doppio gioco: se fosse stato, pur nel contesto di una vita caratterizzata da non poca spregiudicatezza condivisa con Errede, un leale compagno del giudice gli avrebbe subito detto che era stato proprio lui a indirizzare, in coincidenza con la vicenda dell’acquisto del Rolex, i Mazzotta da Bellantone». «Invece tace - concludono - comportamento sintomatico del fatto che slealmente aveva ordito il progetto estorsivo in combutta con Bellantone, agendo all’insaputa di Errede».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout