Genitore sferra un pugno a un professore: il docente in ospedale

Genitore sferra un pugno a un professore: il docente in ospedale
di Maddalena MONGIò
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 19:04
Il prof picchiato da un genitore finisce in ospedale. È la brutta avventura in cui è incappato il professore di una scuola superiore di Lecce che ieri mattina è stato picchiato dal genitore di un suo studente.
Pugni in faccia, il referto parla di una emorragia sottocongiuntivale, con una prognosi di sette giorni, per l'insegnante 50enne che ieri mattina è stato portato al pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce a seguito della violenta aggressione.

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Il fatto è avvenuto nell'aula dei professori dove si è svolto il colloquio tra l'insegnante e il genitore scalmanato. A fare scattare la rabbia incontrollata il giudizio che il prof ha espresso e che non è stato gradito al genitore.

Subbuglio a scuola, richiesto l'intervento del 118, triage e percorso veloce con consulenza nel reparto di Oculistica. E' avvenuto tutto nel giro di un paio d'ore a partire da quando a scuola si è passati dalla paura per quanto accaduto, allo sconcerto per una deriva nei rapporti tra professori e genitori che non conosce freni.

Non è il primo caso, anzi, e spesso i docenti devono fare i conti con la prepotenza dei genitori, ma anche degli studenti che, nel migliore dei casi, usano la violenza verbale. E spesso i casi anche gravi finiscono sotto silenzio per paura di ledere il buon nome della scuola con il presupposto che così sarebbero danneggiati i ragazzi, per non rendere palese la perdita di autorevolezza dell'istituzione e l'attacco alla dignità dei docenti.

Da una parte genitori agguerriti, dall'altra studenti che si rapportano con i professori, da pari a pari: una stortura alimentata dall'atteggiamento dei genitori. Spesso i docenti si rivolgono ai sindacati per avere tutela legale, proprio perché non sempre gli episodi più gravi emergono. Che la tensione sia più che avvertita ne ha dato prova la lettera aperta dei dirigenti scolastici delle scuole dell'Ambito 17 della provincia di Lecce che a novembre dello scorso anno hanno fatto un appello ai genitori affinché si ricostituisca quel rapporto fiduciario che è alla base del patto educativo tra scuola e famiglia.

In quella lettera i dirigenti scolastici sono sbottati per le bufale via social e i genitori troppo impiccioni tant'è che l'appello è stato: «Fidatevi della scuola», ma i presupposti sono quelli che dovrebbero portare al non verificarsi di situazioni così deprecabili. «Riteniamo che, a fronte di segnali di crisi del rapporto scuola-famiglia e della sua impostazione di natura fiduciaria, - scrissero i dirigenti scolastici - sia necessario richiamare tutti gli attori di questa relazione a recuperare il vero significato di un patto educativo che dovrebbe sostenere e sostanziare la relazione tra le due primarie agenzie formative, per il bene e la formazione armoniosa delle alunne e degli alunni, futuri adulti di domani».

Per questo i dirigenti scolastici avevano chiesto «un atto di fiducia in quanto l'affidamento è etimologicamente intriso della Fides, di una fiducia che sia reciproca e che sia corroborata da un dialogo sereno, non inficiato da tentativi di ingerenza dei rispettivi ruoli o da lamentele improduttive, quand'anche fossero dettate da buone intenzioni». Il problema è nei rapporti conflittuali che si generano tra scuola e famiglia, con i genitori che in molte occasioni diventano gli avvocati dei figli e quando non condividono le valutazioni sul profitto ricorrono alle aule di giustizia. Da qui alle violenze, in alcuni casi il passo è brevissimo.

Nello 2018 si registrarono, in due poli comprensivi della provincia, i casi di due prof bullizzati perché ritenuti gay e in una scuola superiore di Nardò una docente finì in ospedale dopo aver ricevuto due pugni al petto. L'appello dei dirigenti scolastici rimane quanto mai attuale: «Chiediamo, con la voce ferma e unanime, agli organi di stampa la correttezza nell'informazione, nonché alle famiglie di fidarsi dell'istituzione scolastica che è costantemente aperta al dialogo, in quanto strumento fondamentale di costruzione di cittadinanza per le nostre studentesse e i nostri studenti».
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