Gasdotto Tap, dopo la sentenza del Tar tornano le barricate

Gasdotto Tap, dopo la sentenza del Tar tornano le barricate
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Venerdì 21 Aprile 2017, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 12:33

MELENDUGNO - Su le barricate, giù i muretti a secco: così gli attivisti che si oppongono all’approdo del gasdotto Tap sul litorale di San Foca, a Melendugno, hanno reagito alla decisione del Tar del Lazio che giovedì scorso ha rigettato il ricorso della Regione Puglia contro le autorizzazioni del ministero dell’Ambiente all’espianto degli ulivi nella zona. In 300 già dal primo mattino si sono presentati dinanzi al cantiere dopo che le strade interpoderali di accesso erano state nuovamente bloccate con cumuli di pietre prelevate dai tanti muretti a secco che costeggiano la zona.
Una notte ad alta tensione, quella che ha tenuto banco in località San Basilio, nel corso della quale alcuni manifestanti avrebbero anche smontato una parte della recinzione perimetrale. Non solo. Personale della security avrebbe segnalato alle autorità di polizia anche un lancio di pietre nell’area del cantiere. Circostanza, quest’ultima, che il comitato “No Tap” smentisce.
I lavori nel cantiere, intanto, sono ancora fermi. C’è da riorganizzare il piano di sicurezza attorno al cantiere, prima che i camion tornino a fare la spola con l’area di stoccaggio dove già buona parte degli ulivi hanno trovato ricovero destinati ad essere temporaneamente spostati. Restano da spostare dall’area in località San Basilio, 44 ulivi: 12 già zollati (staccati con tutte le radici e che quindi devono essere messi in sicurezza) e 32 già espiantati e riposti nei vasi. Obiettivo degli oppositori del gasdotto è di resistere agli espianti degli ulivi fino al 30 aprile perché dal Primo maggio, per legge, le piante non possono essere più eradicate e vanno messe a riposo sino all’autunno.
«Il presidio democratico e pacifico davanti al cantiere di San Foca è continuato nei giorni scorsi e sta continuando. Sia prima che dopo le notizie della decisione del Tar del Lazio, si sono presentate molte persone. Mi auguro che da parte della società prevalga il buon senso che finora è mancato», afferma il sindaco di Melendugno, Marco Potì.
«I lavori non sono ripresi - aggiunge il primo cittadino del Comune salentino dove approderà il gasdotto - e non ci sono state comunicazioni. Ritengo che non ci siano né l’urgenza né la necessità di proseguire con l’espianto degli ulivi perché le operazioni sono state già effettuate per il 90%. Non vedo la motivazione di doverle riprendere poiché le fasi successive sono ancora alla valutazione del Ministero dell’Ambiente. Inoltre non si possono effettuare lavori durante la stagione balneare che per ordinanza inizia a maggio. Alla luce di tutto ciò - conclude Potì - il buon senso suggerisce in questa situazione di non procedere con le attività».
Insieme alle barricate, dopo la decisione del Tar del Lazio, sono tornate anche le polemiche a distanza tra governo, ambientalisti ed enti locali. «La sentenza del Tar sulla Tap - ha ribadito da Roma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti - dice quello che noi abbiamo sempre detto: che le cose dal punto di vista amministrativo sono state fatte sempre con la massima correttezza». E per correttezza, ha aggiunto il ministro, si intende non solo il rispetto delle regole ma anche «aver dato le maggiori garanzie ambientali possibili». Non la pensa così Legambiente, il cui direttore, Stefano Ciafani, a margine di un convegno a Bari sugli eco-reati, ha affermato che «si lascia all’azienda la libera scelta su dove posizionare l’infrastruttura e si creano questi disastri».
E ricordando che il governo ha dato l’ok anche per l’approdo di un altro gasdotto ad Otranto, ha aggiunto che Legambiente aveva proposto di «condividere col territorio l’arrivo di un solo tubo», cosa ritenuta possibile con le nuove tecnologie, ma che invece «si sono scelti arrivi che hanno scatenato tante polemiche».
A margine dello stesso convegno, il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sugli illeciti nel ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti (Pd), ha manifestato un altro tipo di preoccupazione. «Questo livello di conflittualità tra la Regione Puglia e il governo centrale - ha detto - sta raggiungendo un livello francamente inaccettabile». «Credo - ha aggiunto - che non porti bene a nessuno. E non serve cavalcare la protesta, non ha molto senso».

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