Gallipoli, processo sull'ampliamento del “Samsara”: quattro condanne

Gallipoli, processo sull'ampliamento del “Samsara”: quattro condanne
di Roberta GRASSI
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Venerdì 25 Marzo 2022, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 22:22

Quattro persone sono state condannate dal Tribunale di Lecce in composizione collegiale, a vario titolo, al termine del processo sull'ampliamento dell’ex stabilimento balneare Samsara di Baia Verde di Gallipoli. Si tratta del rappresentante Rocco Greco, condannato a un anno tre mesi; del tecnico progettista Lorenzo De Pinto, di Galatina, condannato pure a un anno e tre mesi; dell'ex dirigente comunale del settore Urbanistico, Giuseppe Cataldi, condannato a due anni; del dirigente comunale Sergio Leone, 65 anni, di Taviano, condannato a un mese di arresto. Era stato già prosciolto in precedenza il responsabile della pratica edilizia, Vincenzo Schirosi, 68 anni, di Gallipoli.

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L'accusa 

A chiedere la condanna dei quattro imputati, procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone che aveva coordinato le indagini della Guardia costiera di Gallipoli nell'ambito delle quali era stata posta sotto sequestro la struttura sul presupposto che gli ampliamenti e le modifiche apportate dal 2007 al 2018 fossero difformi alle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico territoriale della Puglia e del Piano regionale delle coste.

Le opere avevano consentito, secondo le tesi dell'accusa, al Samsara di trasformare l’originario chiosco-bar in una struttura capace di accogliere centinaia di persone e di creare poi un marchio di qualità dell’accoglienza del turismo. Nel processo è stata affrontata anche la contestazione di avere arretrato di dieci metri la struttura verso la litoranea: i 18 metri in origini negli anni sarebbero diventati 8, con ampliamento della spiaggia piena fino all’ultimo orine di posti durante i beach-party.

Secondo la prospettazione dell’accusa abusiva sarebbe stata anche la nota passerella sulla quale sfilavano e ballavano le ragazze animatrici dei pomeriggi con il dj: quella copertura in origine doveva essere realizzato con i “cannizzi” con funzione di frangisole. Oltre al tetto del bar trasformato in passerella e l’arretramento dell’intera struttura, il processo si era occupato anche del vincolo della facile amovibilità a cui era stata sottoposta la struttura.

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I giudici

Il collegio giudicante era presieduto da Stefano Sernia (a latere Bianca Maria Todaro ed Edoardo D'Ambrosio). Le difese sostenute dagli avvocati Luigi Covella e Luigi Suez. Le motivazioni saranno depositate nel termine di 90 giorni. Nel dispositivo sono riportati anche diversi proscioglimenti per prescrizione, con riferimento agli abusi edilizi, e assoluzioni parziali per alcune specifiche condotte.

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