Lidi usati come discoteche
Pugno duro a Gallipoli
Il Comune chiude lo Zen

Lidi usati come discoteche Pugno duro a Gallipoli Il Comune chiude lo Zen
di Antonella MARGARITO
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Venerdì 9 Febbraio 2018, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 11:22

GALLIPOLI - Stretta del Comune di Gallipoli sui lidi: dopo il Samsara, la mannaia ora si abbatte anche sul lido Zen, sempre alla Baia Verde. Un provvedimento annunciato quello firmato ieri: una determina che decreta la revoca della concessione balneare al lido Zen per gli stessi motivi contestati lo scorso novembre al Samsara, cioè “l’uso difforme del suolo demaniale marittimo”.
La determina, così come avvenuto per il Samsara, stabilisce la decadenza della concessione demaniale marittima per il lido, uno dei più noti di Baia Verde, a causa del “mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per il quale è stata assentita la concessione e per inadempienza degli obblighi derivanti dalla stessa e di quelli imposti dall’Ordinanza Balneare della Regione Puglia”. Anche in questo caso, ci sono 60 giorni di tempo per smontare il lido, che scadranno attorno a metà aprile. L’ordinanza cita ampi tratti della sentenza con cui il Tar di Lecce ha rigettato il ricorso del Samsara e ritenuto valide le ragioni del Comune nella revoca della concessione ed è firmata dalla dirigente Paola Vitali, freschissima di nomina da parte del sindaco Stefano Minerva. Fatto questo che si evince anche dalla determina con il riferimento della collocazione a riposo del dirigente Giuseppe Cataldi, lo stesso che aveva firmato la revoca della concessione del Samsara lasciando in piedi la vexata quaestio del lido Zen, risolta poi dalla Vitali 24 ore dopo la sua nomina.
Una determina lunga nove pagine chiarisce passo per passo come si è arrivati alla revoca della concessione: si parte da un accertamento della Capitaneria di Porto che il 5 agosto scorso si era recata allo Zen per un controllo elevando poi un verbale di circa mille euro. Motivazione: «Uso difforme del suolo demaniale marittimo, atteso che ila concessione demaniale marittima adibita a posa di ombrelloni e sdraio in realtà era utilizzata quale area ad uso discoteca come da rilievi fotografici effettuati all’atto dell’accertamento con la presenza di numerose persone intente a ballare». Secondo la Capitaneria sarebbero stati violati l’articolo 36 del Codice della Navigazione e l’articolo 24 del Regolamento d’esecuzione del Codice della Navigazione. Non solo, violate anche le norme riportate all’articolo 3 (lettere m, s e t) dell’Ordinanza balneare della Regione del 2 maggio 2017.
E se è vero che la Capitaneria riconosce come durante il sopralluogo «dove si rilevano le persone intente a ballare di fatto, le attrezzature presenti sulla spiaggia risultano fruibili», questo non basta a “salvare” il lido. Nell’ordinanza del Comune si legge infatti che «la mera circostanza indicata dalla Capitaneria che le attrezzature presenti in spiaggia risultassero fruibili all’atto dell’accertamento, non è sufficiente a escludere la prevalenza dell’attività “di discoteca” accertata rispetto a quella di balneazione».
Nessuna delle osservazioni presentate dalla società Siment, titolare dello Zen, per il tramite del proprio legale, è apparsa “meritevole di accoglimento” da parte del Comune. La normativa recita che è possibile fare attività ludico-ricreative per quattro ore al giorno a patto che tale attività sia “accessoria” rispetto a quella della balneazione. «L’attività connessa alla balneazione - sostiene il Comune - al momento dell’accertamento aveva perso il carattere di prevalenza». E se la società eccepisce il fatto che le feste non fossero attività sistematiche, ma svolte solo da luglio a settembre per pochi giorni nell’intero arco del mese e quotidianamente solo nella settimana di Ferragosto, il Comune attraverso una ricerca sul web e sulla stessa pagina Facebook del lido dimostra come i famosi “beach party” tanto amati dai giovani venivano effettuati a cadenza regolare, con grande frequenza, ed anche con emissioni sonore elevate. Per quanto riguarda la Capitaneria, l’ente demanda al Comune la verifica della frequenza dei party, dal momento che l’unico sopralluogo è stato effettuato il 5 agosto.
Sta di fatto che le controdeduzioni della società non sono state accolte in alcun passaggio dalla dottoressa Vitali che ieri ha decretato la chiusura di un’altra nota spiaggia. Resta l’intenzione della società di presentare un ricorso al Tar nel tentativo intanto di non smontare la struttura e poi anche di “salvare” la propria concessione.
C’è da immaginare che le vicende delle spiagge più famose di Gallipoli stiano facendo tremare il mondo dei balneari e anche quello relativo all’impresa del turismo nel Salento.

E mentre il sindaco Stefano Minerva sceglie di restare in silenzio, dalla parte dell’opposizione a dire la sua è Flavio Fasano, capogruppo di Gallipoli Futura. «Prendo atto della correttezza giuridica e tecnica contenuta nella determinazione di decadenza della concessione demaniale nel provvedimento redatto e sottoscritto dal funzionario del demanio del Comune di Gallipoli Paola Vitali. La puntuale citazione di quanto accertato dalla dottoressa Vitali, fuga i dubbi che circolavano in città e non solo su una temuta “disparità di trattamento” tra lidi. Gallipoli Futura esprime ancora una volta il forte biasimo per la incapacità dell’Amministrazione del sindaco Minerva ad effettuare una programmazione nel settore del turismo ed è questa l’unica e sola causa dell’adozione di provvedimenti così severi che comportano un grave danno all’economia ed all’immagine turistica della città».

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