Per il giudice non è possibile stabilire se l’indagata e la vittima fossero insieme nell’appartamento al momento della morte. Viene così archiviata la posizione della donna finita sotto indagine per la morte dell’artigiano 65enne di Gallipoli trovato senza vita in un appartamento della Città Bella la notte del 23 gennaio 2020. Nel registro degli indagati era stata iscritta una 58enne, cugina della vittima, difesa dall’avvocato Angelo Ninni. L’accusa era di omissione di soccorso. Il pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Massimiliano Carducci, aveva avanzato richiesta di archiviazione perché gli elementi acquisiti non erano ritenuti sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio.
La famiglia dell’imprenditore, rappresentata dall’avvocato Lucio Calabrese (che si è avvalso del supporto e della consulenza tecnica della criminologa Isabel Martina), si era però opposta all’archiviazione.
Respinta la richiesta di approfondimenti sull'ultima telefonata
Non è stata accettata nemmeno la richiesta di eseguire approfondimenti su una chiamata di 7 secondi partita la sera della morte dal cellulare della vittima verso quello del padrone di casa. Così come quella di effettuare indagini suppletive sulle celle telefoniche e di eseguire una comparazione dei plurimi profili genetici, perché, sottolinea il giudice, si tratterebbe di indagini che non potrebbero mai dimostrare né che la donna si trovasse con l’artigiano al momento del malore, né che il malore abbia avuto una durata tale da consentirle di chiamare i soccorsi prima del decesso.
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