L’oro (nero) del turismo: a Gallipoli solo il 20% degli ospiti è “regolare”

L’oro (nero) del turismo: a Gallipoli solo il 20% degli ospiti è “regolare”
di Valeria BLANCO
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Sabato 12 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:47
C’è ma non si vede, almeno non ad occhio nudo. Per “stanare” il turismo sommerso la New Mercury - a cui Pugliapromozione ha commissionato uno studio specifico - ha analizzato i dati della raccolta dei rifiuti solidi urbani e quelli della vendita dei giornali. Il dato che emerge, in alcuni comuni pugliesi, è sorprendente e va ben oltre quella discrepanza - che pure è evidente - tra presenze esorbitanti da un lato e incassi per tassa di soggiorno che mancano sempre, inevitabilmente, di quote importanti.
A Lecce, ad esempio, all’appello per il 2017 mancano 158mila euro: sui 708mila dichiarati, infatti, solo 550mila sono arrivati nelle casse comunali; a Gallipoli ne sono stati versati, sempre prendendo a riferimento lo scorso anno, 362mila: 38mila in meno rispetto ai 400mila inseriti nel bilancio. Ma, se vogliamo, questo è un nero facilmente rilevabile e altrettanto facilmente recuperabile, tant’è vero che i Comuni si sono già mossi per incassare le somme dovute. Esiste un nero più nero: sfugge a qualunque tipo di rilevazione e, per lo più, prolifera nelle seconde case. Quelle che, d’estate, diventano appartamenti per le vacanze di intere comitive che, praticamente, non esistono. E non pagano la tassa di soggiorno. Così, sebbene nell’ultimo biennio si sia fatto tanto - a partire dai numerosi blitz della Finanza - rimane la città di Gallipoli quella con il “moltiplicatore” più alto. Un esempio riferito al 2016 aiuta a comprendere meglio la portata del fenomeno: la Città Bella, secondo l’Istat, avrebbe raggiunto 504.651 presenze (cioè notti trascorse dai turisti italiani e stranieri nelle strutture cittadine). Ma dall’indagine Mercury risulta invece - e chi ha passato una serata estiva a Gallipoli ha visto a occhio nudo che quelle 500mila presenze sono un dato assolutamente sottostimato - che le presenze effettive, nello stesso anno, sarebbero state quasi due milioni e mezzo (2.462.643, per la precisione).
Anche a fare un calcolo grossolano, i mancati introiti di tassa di soggiorno - per non parlare del resto - sono esorbitanti: se con circa 500mila presenze (considerando che l’imposta si paga a Gallipoli da giugno a settembre) si ottengono circa 350mila euro, all’appello manca quasi un altro milione e mezzo. Una cifra che una città dalle enormi potenzialità e dalle altrettanto evidenti criticità come Gallipoli non può più permettersi di perdere.
 
Ne è convinto, da anni, il presidente della sezione Turismo di Confindustria, Giuseppe Coppola, che ha anche la sua “ricetta” per limitare i danni. «Non si può più attendere, ci vuole una task force comunale per individuare il sommerso. E per metterla in piedi - propone Coppola - bisogna prendere una bella fetta di tassa di soggiorno e destinarla a questo team». Centomila euro, una prima ipotesi. «Può sembrare una “spesa folle”, ma visti i numeri del sommerso, in un solo anno si riuscirebbe ad ammortizzare le spese e a ottenere un bel surplus». La strategia suggerita dal presidente di Confindustria turismo, che è anche uno tra i più grandi operatori della ricettività gallipolina, è lineare: «Si potrebbe creare una banca dati partendo dai controlli al terminal dei bus: si chieda ai viaggiatori dove pernottano e poi si incrocino i dati con quelli dichiarati dalle strutture. A Gallipoli esistono circa 5mila appartamenti con un unico abitante e guarda caso si trovano tutti tra Rivabella, Lido San Giovanni e Baia Verde: è tra queste 5mila che si trovano le case vacanza affittate in nero. Qui bisogna guardare, perché far venire allo scoperto questo sommerso comporterebbe benefici enormi a tutti i cittadini, non solo in termini di tassa di soggiorno. Si pensi alle entrate indirette come i rifiuti: il proprietario dell’appartamento paga per uno, ma se ospita d’estate comitive di turisti, che producono immondizia per dieci, i costi eccedenti si ripartiranno su tutta la comunità».
Certo, Coppola riconosce anche quanto di buono è stato fatto dal Comune e dalla Regione negli ultimi anni: «Sono partiti controlli a tappeto che certamente hanno dato i loro frutti - prosegue - e la Regione ha lavorato molto sul concetto di brand, con risultati eccezionali». E anche su questo tema, i numeri parlano chiaro: il 2017 si è concluso per la Puglia con una performance più che positiva: +4% gli arrivi e +4,8% i pernottamenti, con un’ulteriore buona crescita del turismo straniero del +6,5% e +8,9%. «Ora però - conclude Coppola - ci vuole un ulteriore scatto d’orgoglio a Gallipoli e in tutte le località turistiche che soffrono della piaga del turismo sommerso. Si pensi a riqualificare l’offerta anche proponendo una sorta di condono: tutti in regola entro un mese, oppure via ai controlli a tappeto con pesanti sanzioni».
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