Gallipoli senza più la sua piazza del pesce: solo 4 box su 12 sono occupati

Gallipoli senza più la sua piazza del pesce: solo 4 box su 12 sono occupati
di Antonella MARGARITO
4 Minuti di Lettura
Sabato 4 Marzo 2023, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 20:05


Mercato ittico al dettaglio: il piatto piange e a fare la parte del leone è lo squallore. Solo quattro box su 12 sono aperti a Gallipoli e non si sa come e quando potranno tornare in vita. «Andiamo a vedere cosa c'è di buono alla "piazza del pesce"». Era questo, fino a non molto tempo fa il leit motiv dei gallipolini, ma anche di tanta gente dei paesi limitrofi che con quella sorta di "scusa" approfittavano per fare una passeggiata "in città". Si gironzolava tra i box si vagliava la freschezza dei prodotti confrontando ciò che di più conveniente c'era tra qualità e prezzo, si mercanteggiava in una sorta di asta al ribasso che spesso funzionava, pur di accaparrarsi il cliente. E poi c'era del pesce appena sbarcato e portato lì con la cassetta che il compratore più bravo e più competente riusciva a portare a casa a due soldi. Tutt'al più erano gli uomini, chissà perché, delegati a questa sorta di shopping ittico e non c'era persona che se ne tornasse a casa o al paese senza avere tra le mani la preziosa "ncartata" di pesce, fresco, o magari cozze e/o frutti di mare. Una fritturina o una zuppetta per mezzogiorno, del pesce da fare bollito per la sera, quel posto non deludeva mai, un vero e proprio eldorado per gli appassionati. 


Ma non è tutto.

Quella sorta di agorà al profumo di mare era anche un'occasione eccellente per incontrarsi, disquisire di politica, parlar bene o male degli amministratori di turno e concludere la mattinata conquistando le scalette per bere un bel caffè nero bollente o la mitica granita, a seconda delle stagioni, al "Gran Caffè dello Sport", appena sopra la piazza. Ora tutto questo è un ricordo, per molti anche struggente. Entrando in quella piazza salta subito agli occhi proprio il nulla che regna.

Saracinesche abbassate

Tantissimi box, otto su 12 appunto hanno la saracinesca abbassata e quei quattro coraggiosi che rimangono aperti, malgrado il prodotto fresco, lucido, profumato e grondante di mare, molto spesso dicono di non riuscire a "far uscire la giornata", perché ormai è pochissima la gente che frequenta quella piazza che si mostra come un armamento che ha tirato i remi in barca. «Siamo proprio disperati - dice uno di loro- possibile che non si fa qualcosa per animare questo spazio che una volta era il fiore all'occhiello di Gallipoli? Da troppo tempo questi box sono chiusi. Ora sta per arrivare un'altra estate, ma che succederà? Non so nemmeno io perché rimango aperto, giusto per quel cliente affezionato o forse perché quello affezionato e appassionato del mestiere sono io». Tra di loro si parla e ognuno di loro è una fucina di idee. Sostengono che in tantissimi mercatini del pesce in tutta Italia e anche oltre, c'è stato il rinnovamento, quelle aree sono diventate veri e propri luoghi di accoglienza per i turisti, dove si può degustare il prodotto , davanti a un calice di vino per poi magari acquistare e portare a casa. Anche qui qualcuno lo fa ma con enormi difficoltà specialmente nei mesi invernali. Ma perché quei box rimangono chiusi?

Le ordinanze di sgombero

Dal Comune fanno sapere che su tutti i commercianti del pesce titolari di quei box pende un'ordinanza di sgombero per scadenza delle concessioni. Ordinanze che sono state tutte impugnate e che hanno al loro attivo una sospensiva. A quel punto qualcuno è rimasto aperto qualche altro no. «Siamo in attesa dell'esito (a giugno, ndr), per poi procedere ai nuovi bandi», spiega l'assessore Riccardo Cuppone che sottolinea anche la necessità di ristrutturazione degli stessi per la messa in sicurezza statica e il rifacimento degli impianti. Non si sa dunque quale sarà la loro sorte per la prossima estate quando i turisti desiderosi di andare ad ammirare un banco di gamberi viola di Gallipoli, o una bella coppa di cozze pelose, potrebbero invece ingoiare solo una bella delusione. «Per ora attendiamo», conclude Cuppone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA