Tutti assolti perché “il fatto non sussiste”. Si conclude così, dopo 7 lunghi anni, la vicenda giudiziaria legata al progetto “Messa in sicurezza coste alte località Ciolo”, a Gagliano del Capo. La sentenza, pronunciata dalla sezione unica della Corte d’Appello di Lecce lunedì scorso, riforma quella di primo grado e ordina “il dissequestro di quanto ancora eventualmente sottoposto a vincolo”. Tirano quindi un respiro di sollievo per l'assoluzione gli imputati Daniele Accoto, Emanuela Torsello, Ippazio Fersini, Daniele Polimeno, Fulvio Epifani e Primo Stasi, difesi dagli avvocati Stefano De Francesco, Luca Vergine e Andrea Sabbati.
I lavori di messa in sicurezza
I fatti risalgono al 2015, quando la Procura della Repubblica di Lecce dispose il sequestro probatorio del cantiere per la messa in sicurezza del costone roccioso del Ciolo, nella zona tra Gagliano e Santa Maria di Leuca. L’allora sindaco di Gagliano del Capo, Antonio Buccarello, stroncato da un infarto nel 2017, venne indagato insieme ad altre 6 persone con l’accusa di deturpamento delle bellezze naturali e paesaggistiche.
Secondo la Procura, infatti, il Comune aveva omesso di svolgere un’attività di studio e di monitoraggio prima dell’avvio dei lavori.
Il Sindaco Buccarello parlò di un equivoco gigantesco.
Progetto da un milione
Nonostante le resistenze, il progetto da 1 milione di euro, finanziato con fondi Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), venne approvato e i lavori furono appaltati ad una ditta di Novara. Lavori poi bloccati a seguito dell’inchiesta. «Chi Pagherà per tutto questo? - tuona Antonio Ercolani, vice sindaco dell’amministrazione Buccarello -. - Su questa vicenda ho sempre sostenuto che il tempo è galantuomo e oggi, finalmente, giustizia è fatta. Una vicenda la cui faziosa strumentalizzazione, politica e non, ha diffamato e creato dolore nelle persone coinvolte, non per ultimo il compianto Sindaco Buccarello».