Processo a due ladri di liquori, il giudice: «Pene troppo elevate per i furti in casa, si esprima la Corte costituzionale»

Processo a due ladri di liquori, il giudice: «Pene troppo elevate per i furti in casa, si esprima la Corte costituzionale»
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 08:35
Sollevata l'eccezione di incostituzionalità delle sanzioni previste per il reato di furto in abitazione, inasprite dagli ultimi pacchetti sicurezza. La questione è stata sollevata dal presidente della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, Roberto Tanisi, nel processo che sta riguardando il furto di due bottiglie di liquore, un cavatappi, un accendino e due coltelli, avvenuto il 22 gennaio in una casa di Torre Dell'Orso: pur con la riduzione di un terzo della pena del rito abbreviato, i due imputati dovrebbero essere condannati ad un anno, cinque mesi e 27 giorni di reclusione, oltre al pagamento di una multa.

«Pena troppo elevata - ha rilevato il giudice nell'ordinanza trasmessa ai presidenti del Consiglio, del Senato e della Camera, oltre che alla Consulta ed alla Procura di Lecce - per una refurtiva di scarso o di nessun valore, tenuto conto anche che le due bottiglie di liquore si trovavano in giardino e non erano di particolare pregio. Troppo elevata la pena anche perché le recenti modifiche del legislatore hanno limitato la discrezionalità del giudice nel bilanciare le attenuanti con le aggravanti. E perché sarebbe in contrasto con il principio costituzionale che - come ricorda una sentenza di tre anni fa della Consulta - ....“una pena non proporzionata alla gravità del fatto si risolve in un ostacolo alla funzione rieducativa”».

Il processo per questo è stato sospeso per i due imputati L.M. e F.G., di 28 e 21 anni, il primo della provincia di Milano e l'altro della provincia di Vicenza (difesi dall'avvocato Alessandro Troso) in attesa che la Consulta valuti se è vero che le ultime modifiche delle sanzioni previste dal reato di furto in abitazione violino gli articoli 3 e 27 della Costituzione.
Mutamenti, quelli legislativi, figli dell'attuale momento storico, ha rilevato il giudice Tanisi nella premessa che introduce alle valutazioni tecnico-giuridiche: «Da svariati anni, quanto meno dalla fine del 2007 - allorquando ebbe inizio la lunga crisi economico-finanziaria che ha interessato tutto il mondo (e, dunque anche l'Italia) e che, anche a causa della globalizzazione dell'economia, ha prodotto un rilevante acuirsi delle disuguaglianze sociali e consistenti flussi migratori si sono accentuate le politiche securitarie dei governi, tese a fronteggiare la crescente sensazione di insicurezza (talvolta strumentalmente alimentata) che ne è derivata».

L'inasprimento delle sanzioni è figlio dell'insicurezza percepita. O fatta percepire, sostiene il giudice. Con provvedimenti legislativi consequenziali: «Le conseguenze si sono riversate soprattutto sul diritto penale, diventato parte integrante di tali politiche, connotate da un utilizzo della penalità protesa a soddisfare pretese punitive talvolta opportunisticamente fomentate e drammatizzate. Tutto ciò a parere di chi scrive anche a costo di produrre un sistema penale fortemente diseguale e pesantemente lesivo dei diritti fondamentali del cittadino. Leit motiv di tali politiche è l'idea che la pena debba essere ispirata a criteri afflittivi sempre più accentuati, prevalenti rispetto ai diritti fondamentali e alla dignità degli imputati (e dei detenuti), ad onta di quanto disposto dagli articoli 3 e 27 della Costituzione. Un diritto penale, dunque, sempre più lontano dall'archetipo liberale dei classici (da Beccaria in poi), con specifico riferimento alla tipicità legale del fatto ed al principio di proporzione tra reato e pena».

Da quattro a sette anni il furto semplice, con multa da 927 a 1.500 euro. Da cinque a dieci anni il furto aggravato, con multa da 1.000 a 2.500 euro, ricorda l'ordinanza che compara queste sanzioni con quelle previste per altri delitti contro il patrimonio. Truffa: semplice, da sei mesi a tre anni; aggravata, da uno a cinque anni. Truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche: da due a sette anni. Circonvenzione di incapace: da due a sei anni. Ricettazione: fino a sei anni, ma consente al giudice di calibrarla sui fatti, diversamente dal furto. Frode in emigrazione: da uno a cinque anni. Ed altri reati ancora come usura e danneggiamenti dei sistemi informatici.

Perché sarebbero violati gli articoli 3 e 27 della Costituzione? Citato uno stralcio della sentenza del 2017 della Corte costituzionale: «Esigono di contenere la privazione della libertà e la sofferenza inflitta alla persona umana nella misura minima necessaria: E sempre allo scopo di favorirne il cammino di recupero, riparazione, riconciliazione e reinserimento sociale».
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