Omicidio-suicidio, addio a Luana e a sua figlia: «E' un incubo». Lo strazio degli alunni: «La prof ci ha insegnato il coraggio»

Omicidio-suicidio, addio a Luana e a sua figlia: «E' un incubo». Lo strazio degli alunni: «La prof ci ha insegnato il coraggio»
di Serena COSTA
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Sabato 11 Luglio 2020, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 15:01

“Luana e Chiara, ci avete giocato ancora una volta uno scherzo. Ma io e Alessandro Risolveremo l'enigma anche questa volta”. Questa la speranza di Luigi Rollo, di un padre e di un marito nel giorno del lutto doppio. Una folla composta di parenti, amici e tanti, tanti alunni ha preso parte al funerale di Luana Antonazzo, professoressa di Matematica del liceo scientifico De Giorgi, e di sua figlia Chiara Rollo, che ha ucciso la madre a coltellate a Torino, per poi suicidarsi all'arrivo della Polizia.

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Le esequie si sono tenute questa mattina nella chiesa Mater Ecclesiae di Castromediano, quel rione in cui è cresciuto anche l'altro figlio, Alessandro, spezzato in due dal dolore per la perdita della sorella e della mamma. Ed è per lui che combatterà papà Luigi, che ha più concluso: «A tutti voi chiedo di abbattere le solide barriere dell'odio e del rancore».

Luana Antonazzo è stata uccisa a coltellate nella notte tra sabato e domenica 5 luglio, a Torino, al culmine di una discussione sfociata in tragedia con la figlia Chiara. Quest'ultima aveva appena perso il lavoro e soffriva di problemi psichici. All'arrivo della polizia, si è gettata dal balcone del suo appartamento al nono piano di uno stabile in via Racconigi.
 
E poi l'addio straziante, tra le lacrime, della alunna Francesca della II G: «La ricordiamo mentre balla, l'ultimo giorno di scuola, mentre facevamo lezione in teledidattica. Detestava il broncio, e anche attraverso lo schermo di un PC sapeva capire il nostro pessimismo ed essere scoraggiati. La ringraziamo non solo come professoressa, per averci insegnato la determinazione nel non arrendersi, il coraggio di dire quello che non va, il modo di ragionare con logica, anche se noi, a questo incubo, un senso logico proprio non riusciamo a darlo».

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