«Fu un violento»: aspirante carabiniere escluso dal concorso

«Fu un violento»: aspirante carabiniere escluso dal concorso
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Domenica 27 Giugno 2021, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 16:37

Vince il concorso per ufficiale dei carabinieri ma poi viene escluso per non avere dichiarato la pendenza del procedimento penale per tentata violenza privata e porto di armi da cui è stato assolto l'altro giorno.

La beffa per il giovane

Il processo, peraltro, ha raccontato una storia diversa da quella che per il momento ha impedito a questo ragazzo di Andrano di coronare il sogno di vestire la divisa dell'Arma.
Un caso di sovrapposizione fra un procedimento amministrativo ed uno penale, con esiti diversi. Come accade di frequente anche per altre vicende, quelle ambientali in primis. Fatto non sussiste ha stabilito il giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, accogliendo le richieste del pubblico ministero e dell'avvocato difensore Dimitry Conte.

La richiesta all'Arma

Ed ora S.N., 24 anni, chiederà la revoca della determina del 15 febbraio scorso con cui l'Arma lo aveva escluso.
Perché? Per avere reagito con irruenza quando tre ragazzi ed una ragazza lo avrebbero sfottuto il 5 maggio dell'anno scorso durante una delle prime passeggiate a Maglie dopo il lockdown imposto dalla pandemia da Covid 19. Al volante della sua macchina avrebbe raggiunto l'auto dei quattro ragazzi per tagliargli la strada all'altezza di Melpignano e per mostrare loro qualcosa dal finestrino che poi è stata indicata come un coltello negli atti di indagine e nel capo di imputazione.

La ricostruzione 


Questa circostanza ha costituito il capo B dell'accusa. Da cui S.N. è stato assolto nel merito: «Atteso che il testo della querela non fa riferimento al porto di un coltello da parte dell'agente», ha specificato il giudice nelle motivazioni della sentenza depositate contestualmente alla decisione. «Bensì descrive l'aggressore che impugnava quello che sembrava essere un coltello: tale incertezza inibisce la certa identificazione dell'oggetto».
Quanto alla violenza privata, c'è stata la remissione della denuncia-querela presentata dal ragazzo alla guida della macchina con a bordo i tre amici. Nel merito, tuttavia, il giudice del processo, ha sostenuto che ad ogni modo quel comportamento contestato all'imputato avrebbe configurato il reato meno grave di minacce piuttosto che di violenza privata: perché non condizionò la volontà della vittima, non gli impedì di scegliere di andare via per la sua strada: «Semmai ciò rappresentò una minaccia, una manifesta sfida, che la vittima saggiamente non raccolse, allontanandosi (potendo agevolmente farlo)».
Il processo penale non si sarebbe potuto concludere meglio per l'imputato ma gli ha anche insegnato quali conseguenze possa avere un colpo di testa sul suo futuro professionale.
E.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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