Le voci di una rottura interna al Partito democratico leccese circolavano già da qualche giorno. Ma ora la frattura è messa nero su bianco. Una lettera a firma degli assessori Sergio Signore e Paolo Foresio, e indirizzata ai vertici del Pd, porta a galla una crisi non più silenziosa. Una missiva che ha il sapore di resa dei conti. Perché le richieste non sono da poco: un chiarimento politico urgente, in vista delle prossime amministrative, e una presa di posizione su ruoli e compiti, con il capogruppo Antonio Rotundo messo con le spalle al muro.
Lo strappo in Consiglio
Dopo lo strappo di martedì in Consiglio comunale, adesso per il Pd cittadino è giunta l'ora della resa dei conti. Il vicesindaco e assessore alla Polizia locale Sergio Signore e l'assessore alle Attività produttive Paolo Foresio, i due uomini del Pd all'interno della giunta Salvemini, hanno inviato una nota ai segretari del partito - cittadino, provinciale e regionale - al commissario del congresso, ai parlamentari, ai consiglieri regionali e comunali, al presidente della Provincia e al sindaco Carlo Salvemini con l'obiettivo di accelerare un confronto tra i dem prima che la rottura sia insanabile. «Consideriamo politicamente grave quanto accaduto in Consiglio comunale. Con il nostro gruppo consiliare che col proprio voto contrario ha bocciato una delibera del governo allineandosi alla posizione del centrodestra in aula si legge in apertura della lettera -. Un atto grave se si tiene conto che il provvedimento era stato condiviso in maggioranza prima del deposito all'ufficio consiglio». Secondo gli scriventi, infatti, la decisione del gruppo di votare contro la delibera su parco Rauccio (unica dissidente Lidia Faggiano), senza motivazione e dopo aver votato dato l'ok in commissione, appare incomprensibile. «Il risultato è che alla fine il Pd ha votato insieme all'opposizione che ha sostenuto pubblicamente inesistenti profili di illegittimità ed evocato gravi elementi di illiceità, e rinunciando anche al voto di astensione pur di aprire uno scontro politico con il sindaco». Decisioni maturate, secondo gli scriventi, «improvvisamente» e senza un confronto «come purtroppo regolarmente accade. È evidente che non può essere un comunicato stampa a considerare quanto accaduto un semplice incidente di percorso». I due assessori chiedono chiarezza sui ruoli e sulle responsabilità all'interno del partito.
A partire proprio dal capogruppo Antonio Rotundo, finito sotto accusa.
Chiarimento non più rinviabile
Per Signore e Foresio, quindi, il chiarimento politico non è più rinviabile. «È fondamentale stabilire quale è lo spazio nel quale si esprime la linea politica del nostro partito nel rapporto con l'amministrazione: nella stanza del gruppo al comune mentre gli assessori sono al lavoro? Nella segreteria cittadina convocata in composizione variabile su richiesta del capogruppo? In aula durante i lavori del consiglio comunale, sull'onda di emotività ed improvvisazioni?». Ma da chiarire, però, non c'è solo la linea ufficiale del Pd. Perché le elezioni amministrative non sono così lontane e i democratici dovranno decidere che partita giocare. «Nel clima congressuale va definendosi una posizione in discontinuità nel 2024. Ancor prima di conoscere cosa intende fare Salvemini c'è chi nel nostro partito si incarica di fare sapere che non intende sostenere una sua eventuale ricandidatura». Già nelle prossime ore potrebbe esserci un nuovo confronto con i consiglieri di Palazzo Carafa. «Ricordiamo che il Pd è al governo della città dal 2017 in ragione di un patto politico che ci vede alleati con Salvemini ed Alessandro Delli Noci. È decisivo comprendere se questo schema viene considerato una scelta da confermare anche in futuro o una necessità da archiviare».