Tecnologia e giovani: Filograna svela il nuovo polo del lusso nel Salento

Tecnologia e giovani: Filograna svela il nuovo polo del lusso nel Salento
di Pierpaolo SPADA
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Domenica 7 Febbraio 2021, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 07:25

L'inaugurazione è prevista a giugno. Ma le attività sono già iniziate da un mese, per 104: «E non chiamateli operai, perché per me sono tutti collaboratori». Parla a muso duro prima di concedere un sorriso, Antonio Filograna: fino a oggi un manager, ora anche una fabbrica, l'ennesima.
Nella roccaforte Casarano, sorge alle spalle della prima fortuna creatura, Leo Shoes (imponente e ormai satura), ma promette anche più che le sole calzature di lusso. Pelletteria, per esempio. E una scuola: «Datemi tempo», sfida. Presto potrebbe anticipare l'idea di lanciare un marchio.


Nel 2019 l'idea, a metà 2020 il progetto, ad agosto il cantiere e 20 settimane dopo la produzione. La pandemia? «Disorientamento e poi stimolo», dice l'imprenditore. E davanti a un vecchio capannone ristrutturato in semi lockdown e ad altri due sotto le gru, chi può dirgli «menti»? Col nuovo look, l'ex stabilimento Filanto Boys riproduce fedelmente l'immagine riflessa nel render pubblicato su queste pagine qualche tempo fa. Quattromila metri quadri, per ora semivuoti. Molta pulizia. Ciò che, varcato l'uscio, tuttavia sorprende non è nemmeno la luminosità degli spazi - che pure allieta - o l'intenso odore di vernice che si mescola a quello dei materiali riposti in fondo alla sala, bensì la giovane età delle collaboratrici e dei collaboratori che sono applicati lungo le due linee di montaggio e la giunteria fin qui allestite. Vent'anni, non più di ventitré, ne ha almeno la metà. Provengono anche dal Capo. E più di qualcuno è alla prima occupazione. Mascherina, camice grigio e sguardo fisso sulle proprie mani, che tagliano, cuciono e assemblano. Suola sotto tomaia. È un ciclo continuo, come quello dei macchinari: «E qui ci sono pure tecnologie 4.0», che aiutano a raggiungere la perfezione. Perché è il dettaglio che non si può ignorare, anche se sono sneakers: scarpe sportive, ma con un design più trasgressivo che elegante e, su impressi, i brand da urlo che brillano nelle vetrine più cool del pianeta o in certe sfilate non più estranee nemmeno al Salento.


«Sembra facile, ma ci vuole concentrazione e disciplina», ripete più volte, ammettendo di subire il fascino della cultura giapponese, appresa nell'Asia frequentata con Filanto.

Ritmo, silenzio e sneakers, masse di sneakers: il core business di Filograna, anche qui nel nuovo polo in cui presto sorgerà anche la scuola che creerà le figure necessarie al ciclo produttivo. Il vero salto di qualità, l'ostica operazione, la promessa più difficile da onorare. Richiederà non a caso più tempo rispetto alla produzione di pelletteria, da organizzare nel capannone (da 1.200 mq) attiguo a quello centrale. Un paio di mesi, forse tre.


Filograna non vuole anticipar troppo, se non che si tratterà di qualcosa di assai diverso dalla classica formazione on the job e che troverà spazio nella grande sala schermata dalle palme, in fase di ristrutturazione, nello stesso compendio industriale. Finora sono stati investiti 2 milioni di euro. E, con nuove commesse, ce ne vorranno almeno il doppio per far girare la nuova fabbrica a regime, come da 8 anni fa Leo Shoes: il quartier generale di Filograna, dove ogni giorno 700 persone producono 6mila paia di sneakers, per conto di 20 big brand e a un costo 5 volte inferiore rispetto al prezzo di vetrina, che varia da 500 a 5mila euro. Cuore pulsante del distretto calzaturiero del Salento, da un paio d'anni Leo Shoes è tra le prime aziende del Sud per crescita e tutt'intorno alimenta un indotto che da lavoro ad altre 900 persone. Lo stabilimento si sviluppa su due livelli. In giunteria, c'è tanta tecnologia: un monitor visualizza una calzatura sottoposta a scannerizzazione così che ogni possibile imperfezione o elemento estraneo (come un chiodino) possa essere individuato e rimosso. Al montaggio, le suole stampate in laboratori esterni vengono assemblate alle tomaie minuziosamente definite in giunteria.


Anche in modelleria c'è movimento. A colloquio con i designer c'è il rappresentante di un importante brand. Filograna avanza negli spazi come il guardiano della sua fabbrica. Stringe la mano all'amministratore di una nota azienda locale di abbigliamento e poi si avvia al magazzino, lo spazio in cui l'entità del business di Leo Shoes si tocca con mano: ospita, infatti, una sull'altra, migliaia di scatole griffate, imballate e pronte per essere spedite su gomma ai centri di deposito dei brand in Italia, dai quali, poi, saranno immesse sui mercati di mezzo mondo: dagli States alla Cina, dove le avveniristiche sneakers forgiate a Casarano spopolano.

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