Filobus: corse più frequenti e meno costi di gestione. L'ipotesi dell'amministrazione

Uno dei mezzi del filobus
Uno dei mezzi del filobus
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Giovedì 21 Giugno 2018, 05:30
[PALLINOBLU]L’ultima possibilità per il filobus è appesa al Piano di Bacino della Provincia di Lecce e al finanziamento della Regione Puglia. Lo scrive il sindaco Carlo Salvemini che ieri sera, dalla sua pagina facebook, ha annunciato l’approvazione da parte della giunta di Palazzo Carafa del Piano Industriale dell’Esercizio Filoviario. 
Un Piano che, Sgm - società di gestione del filobus - ha trasmesso il 14 febbraio del 2017 a Palazzo Carafa indicando tre ipotesi di esercizio filoviario. La prima prevede un chilometraggio annuo di 249.291 km (l’attuale esercizio) con l’utilizzo di 7 filobus e 5 di scorta per un corripsettivo di 7 euro per chilometro. La seconda ipotesi invece prevede un chilometraggio annuo di 583.369 km impiegando 11 filobus e uno di scorta ed un corrispettivo di 4,44 euro a chilometro. Infine la terza che prevede un chilometraggio annuo di 469.577 km, l’impiego di 10 filobus e due di scorta ed un corrispettivo di 4,80 euro a chilometro. Per la giunta di Palazzo Carafa le prime due ipotesi sono da scartare: la prima perché ci si trova davanti ad un impianto sovradimensionato rispetto alle percorrenze di esercizio con un costo chilometrico eccessivo, la seconda perché pur prevedendo un chilometraggio ottimale, ipotizza un solo mezzo di scorta. È dunque la terza ipotesi quella che è stata approvata dalla giunta. 
«Il documento, trasmesso alla Provincia di Lecce nell’ambito delle osservazioni al piano dei trasporti di bacino - scrive il sindaco Salvemini - chiede il riconoscimento dei costi del servizio, quantificati in 5,63 euro per chilometro, oltre Iva (contro i 7,7 euro/km attuali) per 496.577 Km/vettura (contro i 249.291 km attuali)». Cosa accadrà? «Ciò comporterà la messa in esercizio della più importante opera di trasporto pubblico cittadina con un numero di vetture adeguato (10 più 2 di riserva), in grado di garantire sui percorsi stabiliti le necessarie frequenze di passaggio dei mezzi dalle fermate cittadine». Il riconoscimento di questo Piano industriale consentirà di garantire un numero maggiore di corse con minore attesa, ma anche «minori oneri nella gestione (più chilometri finanziati consentono di risparmiare)».
«Fino alla scadenza del mutuo che il Ministero ha contratto per finanziare la realizzazione del filobus - ha ricordato il sindaco - il Comune non dispone della proprietà dell’opera e quindi non può deciderne liberamente cosa farne. Il ministero ha rinegoziato il proprio mutuo che ora scade nel 2035. Questo significa che la città sarebbe teoricamente costretta a subire fino a quella data – ossia per altri 18 anni – il fallimentare sistema filoviario. Questo significa che la città può teoricamente e senza danno interrompere il servizio, può vendere i mezzi ma è impedita dal rimuovere pari e fili. Può disinnescare il software ma non può toccare l’hardware».
Dichiarazioni che il primo cittadino aveva fatto in una conferenza lo scorso 5 ottobre: «Abbiamo davanti due strade - aveva detto - : fermare il filobus, senza poter rimuovere l’infrastruttura di pali e fili, condannandoci dunque ad assistere al suo deterioramento oppure provare a rendere funzionale il filobus, assicurando percorrenze adeguate e una frequenza di passaggio dei mezzi che consenta ai leccesi di cominciare utilizzarlo; per farlo bisogna in premessa intervenire su due leve: adeguamento dei km riconosciuti sui servizi minimi del Tpl che sono inferiori di almeno 1 milione di chilometri rispetto alle necessità di Lecce; adeguamento del corrispettivo chilometrico per il servizio filoviario in assenza del quale la gestione ordinaria diviene insostenibile».
Questo Piano industriale potrebbe invece dare una svolta: «Sulla base di queste esugenze chiediamo ora alla Provincia di Lecce di inserirle nel Piano di Bacino del trasporto pubblico locale e alla Regione di finanziare l’esercizio del filobus. Come ho detto più volte la gestione della vicenda filobus non ha colori politici, se non quello dell’interesse della città. Si tratta del più grande investimento sulla mobilità urbana che Lecce abbia conosciuto, un investimento finora sbagliato - conclude Salvemini - , che rappresenta una eredità con la quale i leccesi faranno i conti ancora per anni. Questo provvedimento è l’ultimo tentativo possibile per salvaguardarlo».
[SIGLA]F.Soz.
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