Lecce a rischio dissesto, il sindaco Salvemini: «Abbiamo fatto una scelta di responsabilità, ci difenderemo»

Lecce a rischio dissesto, il sindaco Salvemini: «Abbiamo fatto una scelta di responsabilità, ci difenderemo»
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Sabato 4 Dicembre 2021, 20:15

«Questa amministrazione tiene in piedi una città nonostante sia costretta a congelare ogni anno 20 milioni di euro per coprire i disavanzi e i debiti e con 300 dipendenti in meno». Rivendica la bontà delle sue scelte, il sindaco Carlo Salvemini, pronto a difendere il piano di riequilibrio votato dal Consiglio comunale a gennaio del 2019. Per questo, ieri, ha incontrato la sua maggioranza e per questo, ancora, sceglierà nei prossimi giorni un avvocato esterno, per mettere a punto un ricorso che dimostri come l'ente non meriti di finire in default.
Sindaco, pensa di avere qualcosa da rimproverarsi? Nel 2019 c'era chi, dai banchi della minoranza, suggeriva una strada diversa da quella del piano di riequilibrio per risanare l'ente.
«La strada differente era quella seguita negli anni precedenti, che sostanzialmente non rendeva pubblici consistenti stock di debiti, che non portava i debiti fuori bilancio in approvazione, che teneva i creditori appesi, che teneva fatture ai fornitori di beni e servizi ferme per 150 giorni. Noi abbiamo fatto una scelta diversa. Penso di aver adempiuto a un esercizio di responsabilità che non mi era stato sollecitato e di averlo fatto nell'interesse dei cittadini, consapevole dei sacrifici che il piano avrebbe imposto e anche dell'impopolarità che avrebbe potuto provocare. Ma mi è stato insegnato che chi governa deve essere pronto a prendere anche decisioni difficili, quando sono quelle giuste. Esiste poi un nodo politico sotteso a questa vicenda».
Quale?
«Nel periodo di maggiore sprofondo finanziario vissuto dal Paese dal Dopoguerra a oggi, lo Stato è andato a Bruxelles a negoziare la sospensione del Patto di Stabilità, la sospensione del rapporto deficit-Pil, dell'aumento dell'indebitamento, la sospensione del divieto di aiuti di Stato perché dovevamo rimanere in piedi. Ma non ha pensato di correggere nessuna norma nell'ambito del rapporto Governo-Enti locali rispetto alle nuove politiche di bilancio, aiutando i Comuni solo con i fondi Covid, i ristori. È un problema che va affrontato, non solo per Lecce».
Che impatto avrà questa delibera della Corte dei Conti sulla programmazione della spesa dei Fondi del Pnrr, per il quale sono previsti tempi strettissimi?
«Per i prossimi 60 giorni non cambierà nulla. L'amministrazione continuerà a lavorare, fornendo i servizi necessari, acquisendo risorse e progettando il futuro della città. Dopo il pronunciamento delle Sezioni Riunite si aprirà un capitolo nuovo: dovremo capire quale».
Siete fiduciosi che il ricorso venga accolto? E cosa accadrà se non lo fosse?
«Una ricostruzione dinamica del bilancio del Comune permette di documentare che, dopo l'approvazione del piano di riequilibrio, la situazione è migliorata, come gli indicatori fondamentali stanno lì a confermare. Un ente viene dichiarato in dissesto perché non riesce ad adempiere alle proprie obbligazioni: noi paghiamo i debiti commerciali, paghiamo le spese del personale, onoriamo i debiti da sentenze, abbiamo soldi in cassa. Il quadro è in evoluzione: confidiamo che le Sezioni Riunite ne tengano conto. Il mio rammarico oggi è nel non aver avuto la possibilità in questi 36 mesi di essere ascoltato dalla sezione pugliese della Corte dei Conti».
Se il ricorso venisse respinto, si aprirebbe l'inchiesta della Procura contabile per individuare eventuali profili di dolo o negligenza nella gestione dei conti. Il centrodestra l'ha accusata di scaricare sulle passate amministrazioni la responsabilità della situazione attuale: siamo alla resa dei conti fra due stagioni politiche di questa città?
«Sono assolutamente disinteressato ad aprire oggi una querelle politica.

Sono ben altre le mie preoccupazioni. Ho solo evidenziato che la situazione economico-finanziaria che i giudici hanno giudicato talmente complicata da bocciare la manovra di riequilibrio proposta, venne all'epoca liquidata dalla minoranza come un esempio di catastrofismo».

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