False fatture per evadere il fisco: batosta sul Lecce da 600mila euro

False fatture per evadere il fisco: batosta sul Lecce da 600mila euro
di Paola ANCORA
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Mercoledì 19 Giugno 2019, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 07:19
Un giro di false fatture per far quadrare i conti e non pagare l'Iva. L'Agenzia delle Entrate bussa alla porta dell'Unione sportiva Lecce. Chiede il saldo immediato di 614mila euro di debiti con il Fisco, maturati durante gli anni dal 2013 al 2014, e annuncia l'invio di tutte le carte alla Procura della Repubblica. Si contestano i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture inesistenti e dichiarazione infedele.

L'avviso di accertamento è deflagrato come una bomba ad alto potenziale negli uffici dell'Us Lecce alla fine del mese di maggio, una manciata di giorni dopo la promozione in serie A. E secondo autorevoli fonti vicine agli attuali vertici societari fino a quel momento ignari di tutto - potrebbe finire per compromettere seriamente la campagna acquisti del Lecce.

I fatti. Il 27 maggio scorso all'Us Lecce è stato consegnato un avviso di accertamento relativo ai conti del 2014. Quell'anno, al timone della squadra giallorossa che milita in LegaPro, c'è Savino Tesoro. Il volume d'affari dell'Unione Sportiva è di poco meno di due milioni e 400mila euro e il monte spese e importazioni supera appena i due milioni e mezzo.

L'anno successivo, a maggio del 2015, gli ispettori della Siae (che ha siglato con l'Agenzia delle Entrate una convenzione mirata proprio a contrastare l'evasione fiscale) si presentano alla porta degli uffici del club giallorosso. E sollevano critiche sul bilancio della stagione 2013-2014 e poi su quello della stagione successiva, del 2014-2015. «Sussistono dubbi scrivono i funzionari Siae sulle fatture di acquisto pagate a Tecnostyle srl, Bonaldi motori, Vetef srl, Apainstal Construct srl e a Special Media International srl (Smi)». In totale, un milione e 260mila euro di fatture per beni richiesti a misteriose imprese con sede nel nord Italia o in Romania, beni non tracciabili e, soprattutto, mai consegnati.

Con Tesoro al comando, per esempio, l'Us Lecce ha pagato 109.500 euro per acquistare apparecchiature sanitarie dalla Apainstal Construct srl, che si occupa di strutture in metallo, assemblaggio di infissi e rivestimenti di muri e pavimenti. L'impresa è nata nel 2011 con sede a Urgnano, in provincia di Bergamo, ma si è poi trasferita a Bacau, in Romania e romeni sono anche i titolari. Almeno sulla carta, visto che non risulta alcun tipo di documento a loro nome legato alla Apainstal Construct.

Sempre a Urgnano, nel bergamasco, aveva sede la Special Media International srl, oggi trasferitasi a Lecce. Dal 2018 il legale rappresentante della società è proprio Savino Tesoro. L'azienda si occupa di commercio all'ingrosso di minerali metalliferi e preziosi e di campagne pubblicitarie e di marketing. Fra il 2013 e il 2014, però, l'Us Lecce le ha richiesto e pagato, con otto diverse fatture, materiale elettrico che non è mai stato consegnato, per un totale di 717.500 euro. Soltanto dopo la visita degli ispettori Siae nella sede giallorossa, la società ha provveduto a stornare quegli acquisti per mancata consegna: l'ispezione, infatti, è datata 20 maggio 2015; lo storno, con la nota di credito, è stato firmato due giorni più tardi, il 22 maggio 2015.

I «rilievi e le incongruenze» sollevati dai funzionari Siae sono stati condivisi in toto dall'Agenzia delle Entrate, chiamata a valutare «natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi» richiesti e pagati; la loro effettività e poi, ancora, «l'inerenza del costo e la congruità del prezzo addebitato».

Così, nell'avviso di accertamento alla società giallorossa, l'Agenzia specifica come non siano state adeguatamente «documentate le motivazioni che hanno portato l'Us Lecce ad acquistare questi mezzi da società che non operavano nel settore» di riferimento e che, di conseguenza, «non davano alcuna garanzia in merito alla fornitura, anche in termini di assistenza». Per questo, l'Agenzia ritiene «che gli acconti di cui alle fatture emesse da Smi siano stati contabilizzati al solo scopo di ridurre il debito Iva dell'Us Lecce nei confronti dell'Erario».

A indagare sulle denunciate, false fatture, sulle forniture fittizie e sulle misteriose società tutte apparentemente riconducibili a Savino Tesoro sarà ora la Procura della Repubblica.
Ma la montagna di debiti scavata nei conti della società giallorossa 179.469 euro di Iva da pagare e 404.171 euro di sanzioni rischia di far sciogliere, sotto questo torrido sole di giugno, i sogni di gloria del Lecce e della città intera.
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