Ex Saspi e mancata bonifica Il giudice convoca le parti

Ex Saspi e mancata bonifica Il giudice convoca le parti
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 12:47
Archiviare l'inchiesta sull'inquinamento del suolo, del sottosuolo e delle acque, nonché sulla mancata bonifica dell'ex inceneritore Saspi? No. Non è stata accolta l'istanza depositata a giugno dell'anno scorso dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone: ha convocato una camera di consiglio per sentire le parti, il giudice Vincenzo Brancato, piuttosto che avallare la richiesta de plano.
Uno degli ultimi provvedimenti da componente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, prima del passaggio al Tribunale civile, quello deciso dal giudice Brancato sulle sorti dell'inchiesta sull'ex inceneritore. Ora il fascicolo passa nelle mani del giudice Sergio Tosi, passato nei giorni scorsi dalla prima sezione penale all'ufficio gip-gup.
Per capire se ci siano ancora margini per risalire alle responsabilità di chi avrebbe causato l'inquinamento di quel sito e chi avrebbe potuto bonificarlo e non lo ha fatto, saranno sentite le parti: il magistrato titolare dell'inchiesta sulle 140 mila tonnellate di rifiuti inquinanti - dato indicato dalle consulenze del chimico Mauro Sanna e del geologo Cesare Carocci - sversati dove oggi è visibile il rudere della sede dell'ex Saspi, sulla Tangenziale Est all'altezza degli svincoli per Lizzanello - nonché la coppia di coniugi proprietari di un terreno vicino che diedero vita all'inchiesta con l'esposto presentato nel 2013 con l'avvocato Roberta Romano; ed i quattro indagati: quattro indagati l'ex dirigente del settore Ambiente del Comune di Lecce, l'architetto Fernando Bonocuore, 53 anni, di Lecce; Pietro Colucci, 58 anni, di Napoli, amministratore delegato prima della Saspi, poi della Waste Management Italia ed infine de La Unendo; i nuovi proprietari Raffaele Montingelli, 44 anni, di Andria, legale rappresentante della Acs Service; e Riccardo Montingelli, 72 anni, di Bisceglie.
Gettito di sostanze tossiche e pericolose, omessa bonifica, le ipotesi di reato per le quali è stata chiesta l'archiviazione. Quella omessa bonifica che ha visto consumarsi scontri e rimpalli di responsabilità a Palazzo Carafa fra centro destra e centro sinistra: «La necessità di procedere alla bonifica è stata più volte segnalata dall'autorità competente», aveva ricordato l'aggiunto Elsa Valeria Mignone nella richiesta di archiviazione. «Sicuramente non c'è stata una condotta di inerzia da parte del Comune di Lecce che, in diversi periodi, si è attivato per eseguire le opere di bonifica. Monitorando la situazione, procedendo alla caratterizzazione dei rifiuti e rinviando le opere necessarie solo perché non sono stati forniti i fondi necessari».
La Giunta dell'ex sindaco Carlo Salvemini ad ottobre di due anni fa conferì un incarico a tre professionisti per la caratterizzazione del sito. E presentò alla Regione una richiesta di sei milioni di euro per la bonifica sì dell'ex Saspi, ma anche della cava di San Nicola e del sito dell'ex Aspica.
Un problema attuale e preoccupante, quello della bonifica: il chimico Sanna e lo geologo Carocci hanno parlato di concentrazioni riscontrate per diossina, Pcb, idrocarbuti, piombo, mercurio e rame nella consulenza depositata alla Procura.
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