Estorsione aggravata, Miccoli condannato a tre anni e mezzo

Estorsione aggravata, Miccoli condannato a tre anni e mezzo
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Venerdì 20 Ottobre 2017, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 18:58
PALERMO - La sentenza alla fine è arrivata e condanna Fabrizio Miccoli a 3 anni e 6 mesi con rito abbreviato per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il calciatore ha accolto tra le lacrime il verdetto, arrivato dopo otto ore di camera di consiglio e che accoglie in buona parte le richieste dell'accusa, che invocava 4 anni.

Gli avvocati dell'ex capitano del Palermo, Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini, avevano invece chiesto l'assoluzione. Per la procura di Palermo Miccoli si rivolse a Cosa Nostra per fare in modo che venisse saldato un debito di circa 20mila euro ad un suo amico. Miccoli avrebbe messo in movimento il meccanismo di una richiesta estorsiva avanzata nei confronti dell'imprenditore Andrea Graffagnini. L'ex numero 10 del Palermo avrebbe infatti sollecitato Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa Antonino detto "Ù Scintilluni", a utilizzare metodi spicci per chiedere la somma di denaro di cui un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, avrebbe preteso essere creditore relativamente alla gestione della discoteca "Paparazzi" di Isola delle Femmine.
L’ex capitano del Palermo ha sempre respinto ogni accusa, sottolineando anche di non aver saputo all’epoca della parentela di Mauro Lauricella con «U Scintilluni».

Inizialmente il sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, ma il Gip Fernando Sestito aveva invece disposto l'imputazione coatta e da qui la richiesta di rinvio a giudizio per il calciatore salentino che si è presentato in tribunale poco prima della lettura della sentenza.

I guai per Miccoli iniziarono nel 2012 durante le indagini per la cattura di Antonino Lauricella. Il figlio di Lauricella, Mauro, venne intercettato mentre in macchina parlava con il bomber canticchiando: "Quel fango di Falcone".
Sempre nell'ambito della stessa indagine Miccoli venne anche indagato per quattro schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante.
 
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