«Era così un tempo Oggi nel settore il quadro è mutato»

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Venerdì 21 Settembre 2018, 20:17
«L'etica prima di tutto, il Salento cresce ogni giorno di più». Chi parla è Luciano Barbetta, amministratore della omonima azienda con sede a Nardò dove produce le grandi griffes della moda. A suo avviso l'inchiesta del New York Times ha fotografato un metodo Salento che, nel sistema moda territoriale, non c'è più.
Dottore Barbetta, è giusto affermare che il sistema Moda del Salento si è eretto sullo sfruttamento dei lavoratori, soprattutto laddove si è prodotto lusso?
«I sistemi di sfruttamento sono esistiti nel Salento fino a dieci anni fa. Molte aziende non rispettavano la dignità del lavoratore per perseguire meri obiettivi di profitto. Oggi credo che quel sistema non esista più».
Cosa glielo fa pensare?
«Adesso, tutte le aziende che producono lusso pretendono dai loro fabbricanti che siano eticamente corretti, altrimenti non danno loro da lavorare. Pretendono il Durc, che le fabbriche siano in ottimo stato, che il lavoratore sia pagato secondo legge e anche più».
Nonostante i recenti casi giudiziari e le numerose vertenze in tema, secondo lei, quindi, lo sfruttamento, qui, non esiste più?
«Forse nel calzaturiero, il fenomeno resiste. Nell'abbigliamento, nell'area di Nardò, no di certo. Noi abbiamo creato un nostro circuito con 30-35 laboratori con 20 persone ciascuno che lavorano per noi. Noi andiamo a visitarli e se non hanno qualcosa in regola interveniamo».
È mai intervenuto?
«Ne abbiamo trovato uno che non aveva il Durc in regola e gli abbiamo tolto il lavoro. C'è chi non paga i contributi ma non che paga 2 euro. Più che sull'abbigliamento, ripeto, possibile che nel calzaturiero di casi ne esistano. Ma non lo so, il mondo delle scarpe non lo conosco».
Nell'inchiesta del NYT si farebbe anche riferimento all'abbigliamento. Si parla di produzione di noti marchi, da Fendi a Max Mara. Chi è che li produce nel Salento?
«Non lo so. Io ho più volte offerto disponibilità a Fendi ma non ho mai ricevuto risposta. Se c'è qualcuno che lo produce, io non lo conosco. E Max Mara non credo che possa esser prodotto in Italia».
Quanto paga lei una lavoratrice?
«Minimo 27mila euro l'anno. Ma ormai mi sono posizionato sul dare di più di quanto la legge richiede. Non voglio passare per uno fra i più ricchi del cimitero ma per colui che ha dato dignità al lavoro. E per ora i risultati ci premiano. Cresciamo del 20-30% all'anno. Tempo fa è venuto a trovarci pure Louis Vuitton. Ci cercano tutti: Diòr, Hermès, Chanel. Ormai il Salento è diventato un faro».
P.Spa.
 
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