Emergenza negli ospedali salentini: occupato l’88% dei posti letto

Emergenza negli ospedali salentini: occupato l’88% dei posti letto
di Andrea TAFURO
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Giovedì 17 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:34

Ospedali di Lecce e provincia in affanno sui posti letto. Occupato oltre l’87,5% delle degenze disponibili. A conti fatti, su 1.371 posti fruibili nei reparti ospedalieri, solo 168 sono quelli risultati liberi nelle ultime 48 ore, mandando in sofferenza anche le unità di osservazione breve intensiva (Obi) dei Pronto Soccorso.

L'Asl Lecce corre ai ripari


L’Asl Lecce in queste ore prova a correre ai ripari, con il ripristino del reparto di Medicina interna del “Santa Caterina Novella” di Galatina, dirottato ad area covid nell’ultimo periodo e che dai prossimi giorni potrà garantire 24 posti letto alla rete ospedaliera leccese. Intanto, resta l’allarme sulla carenza di posti letto soprattutto nei reparti di lungodegenza e cronicità. Al “Vito Fazzi” di Lecce, nel report di lunedì scorso, i posti letto liberi erano 39 su 462 attivi, poco meno dell’8,5%. Medicina interna piena, così come neurochirurgia, cardiologia e pneumologia. Saturi anche i posti Obi in pronto soccorso, con 20 pazienti in attesa di collocazione tra i reparti.

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Nei nosocomi della provincia il quadro non migliora. Al “San Giuseppe” di Copertino i posti liberi erano 6 su 69 disponibili e tutti in chirurgia generale, a fronte di 4 reparti attivi (chirurgia, medicina generale, cardiologia e ortopedia). Il nosocomio di Galatina, in parte destinato alla cura dei pazienti covid, lunedì scorso aveva 25 posti letto liberi su 99, di cui 8 in nefrologia, 4 in pediatria e 3 in ostetricia. Criticità riscontrate nei ricoveri anche all’ospedale di Scorrano, dove i posti letto disponibili erano 38 sul totale di 173, con Medicina generale, Cardiologia e lungodegenza sature.

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In affanno sui posti letto anche il “Ferrari” di Casarano, 9 su 127, e il “Sacro cuore di Gesù” di Gallipoli, 8 su 120 complessivi. Al “Panico” di Tricase nelle ultime 48 ore, la disponibilità dei posti letto era pari al 13,4%, (43 degenze libere su 321 totali). Un quadro complesso dunque, su cui grava ancora l’emergenza sanitaria covid. Una boccata d’ossigeno alla rete ospedaliera dei ricoveri tuttavia dovrebbe arrivare entro il fine settimana, con l’attivazione dei 24 posti letto in area medica all’ospedale di Galatina, su disposizione del direttore generale dell’Asl Lecce, Rodolfo Rollo
«Le criticità maggiori le abbiamo riscontrate nei distretti del nord Salento dove sono attivi soltanto gli ospedali di Lecce e Campi Salentina.

Per questo motivo – spiega Rollo - è in corso il trasferimento dei 18 pazienti covid del Santa Caterina Novella al reparto di malattie infettive del Fazzi e alla struttura post acuzie di San Cesario, che ci permetterà di avere maggior disponibilità di posti letto di medicina interna, con la conseguenza di alleggerire la pressione dei ricoveri in Pronto Soccorso a Lecce, dove sono comunque attivi 24 posti letto nell’area Obi del Dea. Per le altre branche mediche, a basso impatto e con indice di rotazione elevato di ricoveri siamo più tranquilli».

La riorganizzazione interna


Prime manovre di riorganizzazione interna all’azienda ospedaliera leccese, in attesa dunque che prenda piede il piano di riordino sanitario, tra ospedali e case di comunità progettati con il Pnrr. Il piano dell’Asl Lecce, strutturato su parte dei 631 milioni destinati alla Puglia, prevede infatti l’apertura di dieci tra ospedali e case di comunità negli altrettanti distretti sanitari della provincia, da affiancare ai 6 ospedali Asl (Lecce, Casarano, Gallipoli, Copertino, Galatina e Scorrano) già presenti e l’introduzione delle cittadelle della salute per innovare la medicina del territorio. Innovazione da compiere necessariamente entro il 2026, data limite entro cui la Puglia dovrà spendere le risorse e rendicontare all’Unione Europea. E per quella data, nei nosocomi si dovrebbero avere tre posti letto ogni mille abitanti negli ospedali per acuti, 0,7 posti negli ospedali post-acuzie, 0,4 per mille negli ospedali di comunità.

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