Elia: «Il gasdotto non deturpa il territorio al contrario di chi usa la violenza»

Michele Elia (Country manager Tap)
Michele Elia (Country manager Tap)
di Nicola QUARANTA
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Sabato 22 Aprile 2017, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:34
Ingegnere Michele Elia, la vicenda Tap è una storia infinita nella quale non vi è mai un punto fermo. A ogni vittoria giurisdizionale dell’azienda corrisponde una nuova contrapposizione dei rappresentanti del territorio che dovrà ospitare l’approdo del gasdotto. Come spiega questa incomunicabilità?
«In questa storia non ci sono né vincitori né vinti. A noi preme solo ricordare che la correttezza dei processi autorizzativi è stata verificata in 11 giudizi e sempre è emerso chiaramente che tutto è stato fatto nel più assoluto rispetto delle regole e delle procedure. Allo stesso tempo ci preme in questa fase mettere in sicurezza nel più breve tempo possibile gli ultimi 12 ulivi che sono stati già zollati e di fatto espiantati dalla zona di San Basilio e pronti per essere trasferiti nel vivaio della masseria del Capitano. A lavori completati gli ulivi torneranno al loro posto».
Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha chiesto a Tap di, sono sue parole, “non forzare i tempi e di non procedere con le attività, come consiglia il buonsenso, visto che da maggio non sarà possibile effettuare lavori”. Tap è orientata ad accogliere tale invito?
«Ho notato che il sindaco ha mostrato grande interesse per la difesa degli ulivi. Proprio perché da maggio non sarà possibile operare nel cantiere, bisogna chiudere subito la partita della fase zero relativa al trasferimento e messa in sicurezza degli ulivi. Al contrario, ci sono alcuni manifestanti che stanno creando barricate e mettendo in campo iniziative non proprio civili che, quelle sì, creano un danno alla comunità e al territorio che dicono di voler difendere».
A cosa si riferisce?
«Il sentir parlare di barricate, recinzioni interrotte, muri divelti, sassaiole, fa arrivare al mondo e all’Italia un messaggio negativo. Non è Tap che ostacola il turismo e distrugge la spiaggia di San Foca facendoci passare, nel pieno rispetto di ogni norma, un tubo a 15 metri di profondità che nessuno vedrà mai. Sono i manifestanti, quelli che abbattono i muretti a secco e creano ostacoli, a danneggiare l’immagine di San Foca e dell’intero Salento».
Intanto il presidente Emiliano continua a sottolineare che è possibile cambiare sito e che c’è il sì del Comune di Squinzano a ospitare l’approdo a condizione che una parte del gas venga utilizzato per la decarbonizzazione della vicina centrale di Cerano.
«Abbiamo valutato tutte le soluzioni possibili, ed Emiliano lo sa. Anche nel 2015 ci ha chiesto schede sui siti alternativi con approdo a Brindisi e noi li abbiamo presentati in Regione senza che siano stati esaminati».
Per quale motivo?
«L’impatto ambientale di Brindisi è superiore a quello di San Foca. Nel mare di Brindisi vi sono una prateria di posidonia e un sito di interesse comunitario che da sempre risultano ostacoli insuperabili alla localizzazione di un approdo del gasdotto. D’altro canto Tap ha ottenuto la Valutazione di impatto ambientale positiva sul sito di San Foca e l’Autorizzazione unica integrata dopo aver studiato tra 15 e 20 soluzioni alternative nel tratto di costa da Brindisi a Otranto. Il sito con il minore impatto è sempre risultato San Foca. A questo punto penso che sia il caso di far prevalere il buonsenso. Il No Tap buoni non sempre sono nelle condizioni di contenere la violenza dei No Tap cattivi».
A suo parere la partita sulla ricerca di un sito alternativo è chiusa?
«Se si cominciasse daccapo ci vorrebbero dai 2 ai 3 anni per arrivare a una nuova Via. In pratica significherebbe non realizzare il gasdotto. Tra l’altro le soluzioni alternative sono state valutate, tutte, partendo dai presupposti tecnici e ambientali. Così come nel corso della fase di rilascio delle procedure autorizzative e in sede di Presidenza del Consiglio dei ministri, durante la conferenza di servizi convocata per espletare la procedura di conciliazione, gli enti interessati hanno avuto la possibilità di proporre soluzioni e approdi alternative. Concretamente non è mai stato indicato un sito alternativo».
Ingegnere Elia, non riesce a riconoscere ai salentini una qualche ragione che li porta a protestare contro l’approdo del gasdotto a San Foca?
«Durante i mesi estivi, quando il cantiere di Tap sarà chiuso, dovremmo trovare il modo di discutere in maniere civile, aprire un confronto chiaro e senza pregiudizi sugli aspetti positivi e su tutto ciò che possiamo fare di buono per San Foca e per il Salento. Tap non arreca danni né agli ulivi né al Salento, è il caso che tutti se ne convincano».
 
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